Prima si utilizzavano i numeri (da 1 a 5). Ora, per identificare la pericolosità delle allerte si usano i colori. Verde, giallo, arancione e rosso in base all’intensità dei fenomeni e al rischio idrogeologico. Per ogni colore vengono date indicazioni alla popolazioni e ai sindaci dei territori interessati, come ad esempio se chiudere o meno le scuole, gli edifici pubblici o i parchi cittadini. Su questo fronte, con la Toscana in piena emergenza maltempo, si è aperto un acceso dibattito. A sollevare la discussione è il delegato nazionale e regionale Anci Paolo Masetti, sindaco di Montelupo Fiorentino, dopo le parole dell’assessore regionale Monia Monni a Radio24. Monni ha detto che "con l’arancione si chiudono le scuole, si chiudono le infrastrutture e si chiudono i parchi. Si segnala alle persone che c’è una situazione di pericolo, non solo previsioni meteo avverse: è un’allerta seria". Ma Masetti non è del tutto d’accordo.
Cosa non condivide dell’affermazione dell’assessore?
"Con l’assessore Monni ci siamo chiariti. Il suo era un discorso più generale. Tuttavia è evidente che l’attuale sistema di allertamento non è più in grado di prevedere i fenomeni che si verificano sui territori. I modelli previsionali sono da rivedere sulla base di quello che sta succedendo. Col codice arancione, diramato anche in occasione delle piogge pesantissime di giovedì scorso, la chiusura della scuole difficilmente può essere decisa in maniera automatica".
Ma certe decisioni devono essere prese in tempi rapidi e proprio da chi governa i territori, cioè i sindaci...
"I sindaci sono le prime autorità locali di protezione civile ad intervenire in caso di emergenza, soli con la propria comunità e le proprie risorse, in attesa che arrivino i rinforzi. Credo che sia giunto il momento di una profonda revisione e aggiornamento dei sistemi di previsione, allertamento e intervento. Forse bisognerebbe anche cambiare le regole di ingaggio. Gli eventi di questi giorni, e in generale degli ultimi anni, lo confermano: i cambiamenti climatici impongono un rapido cambio di passo. E sono ormai indispensabili e non più rinviabili investimenti per la messa in sicurezza dei corsi d’acqua, con rafforzamento degli argini, casse di espansione e invasi".
Sindaci e Comuni di cosa avrebbero bisogno?
"Oltre ad una seria e concreta politica di prevenzione strutturale sono necessarie norme che favoriscono l’organizzazione della protezione civile comunale, ma soprattutto risorse destinate a potenziare i servizi territoriali, quelli che forniscono le prime risposte. I sindaci, che sono i decisori, dovrebbero avere a fianco persone formate capaci di dare supporto. I sindaci sono concreti, e per questo chiedono di affrontare la questione con altrettanta concretezza".
C’è un modello che ha in mente?
"Nel territorio dell’Unione dei Comuni dell’Empolese Valdelsa da tempo stiamo lavorando su questo fronte. Abbiamo deciso di formare 27 tecnici appartenenti a tutti i Comuni per dotare l’Unione di una task force con disaster manager in grado di dare maggior supporto ai sindaci nella gestione delle emergenze".