Il Mostro di Firenze è “Nessuno“. La versione di Orlandi e Nocciolini

Non solo un podcast e uno spettacolo teatrale, ora anche un romanzo sul cold case più famoso d’Italia. I due autori, un avvocato e un criminologo al loro esordio letterario, ridanno voce ai sedici ragazzi uccisi.

Il Mostro di Firenze è “Nessuno“. La versione di Orlandi e Nocciolini

Il Mostro di Firenze è “Nessuno“. La versione di Orlandi e Nocciolini

Non solo un podcast e uno spettacolo teatrale di successo. Nessuno, con cui Edoardo Orlandi ed Eugenio Nocciolini hanno ridato voce alle vittime del Mostro di Firenze, adesso è anche un romanzo. In libreria da domani (Giunti Editore), Orlandi, avvocato e criminologo, e Nocciolini, autore e drammaturgo, al loro esordio letterario raccontano il più celebre dei cold case italiani come mai fatto prima (presentazione a Giunti Odeon a Firenze il 26 marzo alle 18,30). Restituendo la parola, tolta a suon di colpi di calibro 22, a sedici ragazzi che nella notte sbagliata si sono trovati, senza colpa, nel luogo sbagliato, al momento sbagliato.

Non eravate ancora nati quando il mostro uccideva. Quindi come lo avete “incontrato“?

"Era l’estate del 2018 – racconta Nocciolini – Al Tg3 parte un servizio su un ex legionario di Prato ormai quasi novantenne indagato. E io mi domando: ma quanto conosco di questa storia? La sera eravamo in spiaggia con amici e allora così, un po’ per curiosità, un po’ per noia butto la proposta: e se si rileggesse tutti insieme questa storia? E ogni frase, ogni nome, ogni ipotesi sentivo che mi si appiccicava sulla pelle e da quel momento non è stato più lavato via".

"Un elemento che mi ha sempre impressionato di tutta questa vicenda – risponde Orlandi - sono i brevissimi gradi di separazione che ci dividono da quanto accaduto. Destino ha voluto che già nella mia infanzia entrassi in contatto per legami familiari con tanti amici di Stefano Baldi e Susanna Cambi, uccisi nell’ottobre del 1981. Questo mi ha permesso di conoscere non solo del Mostro ma anche di chi aveva ucciso fin da piccolissimo. A tutti loro ho poi dato voce descrivendo i ricordi che mi hanno donato negli anni nel capitolo cinque del romanzo, che confesso è stato molto provante da scrivere. Caso poi ha voluto che mentre si celebravano i processi a Pacciani prima e ai Compagni di Merende dopo, frequentavo le elementari di Comeana, vicino a Villa Castelletti, dove a pochi passi si consumò il tanto discusso primo delitto nell’agosto del 1968. Ricordo che tra bambini ci spaventavamo a vicenda su questo Mostro che aveva ucciso vicino alla nostra scuola. Un Mostro, identificato all’epoca in Pietro Pacciani, che agli occhi di noi bimbi a vederlo in Tv era un vecchietto che assomigliava ai tanti che vedevamo nel paese. Crescendo, questa storia mi è rimasta addosso, come a tanti mi viene da dire adesso".

Perché a distanza di tanti anni se ne parla ancora e perché appassiona anche chi non l’ha vissuto?

"Credo che sia impossibile non interessarsi a una vicenda piena di nomi, identikit, false piste depistaggi – dice Nocciolini -. Una storia che è quasi romanzo e che, da buon thriller, comincia con un campanello che suona nel cuore della notte, un uomo che confuso e mezzo assonnato apre la finestra e qui vede un bambino, molto piccolo, che dice di aprirgli perché ha freddo e sonno, e poi di riaccompagnarlo a casa perché babbo è lì ammalato e sua mamma e suo zio sono morti ammazzati in macchina... Serve aggiungere altro?".

"Inutile negarlo – aggiunge Orlandi -, è una vicenda che se non fosse un fatto di cronaca, sarebbe una sceneggiatura di assoluto livello per un film thriller. Appassiona perchè non lo si considera ancora un caso chiuso. Nonostante una sentenza di condanna definitiva che oltre a non coprire tutti i delitti della serie, questa “verità giudiziaria” sembra non accontentare o soddisfare nessuno. Tanto che il dibattito, ancora oggi e perfino nelle aule giudiziarie, è molto acceso. Anche le sentenze che si sono seguite nel tempo, da quelle di assoluzione a quelle di condanna, hanno sempre cercato di invogliare a continuare a cercare per dare spiegazioni a quei vuoti mai colmati. Uno fra tutti: il movente di questi delitti".

stefano brogioni