Il “j’accuse“ di Massimiliano scosse le coscienze

La norma sul suicidio assistito è cambiata in Toscana e un ex primario ha ammesso di aver aiutato un uomo a morire. Altri casi simili sono stati segnalati, evidenziando la necessità di una legge nazionale sull'argomento.

Ora, in Toscana, la norma sul suicidio assistito è cambiata e a fine anno l’ex primario di anestesia e rianimazione all’Azienda ospedaliera universitaria di Pisa, Paolo Malacarne, ha detto di aver aiutato a morire un quarantenne di Piombino, in provincia di Livorno, nei primi mesi del 2023 dopo il via libera del Sistema sanitario regionale, alla luce della sua grave invalidità.

Nel 2022, a dicembre, c’è stato invece il caso di Massimiliano, detto ’Mib’, il 44enne toscano da 6 anni malato da sclerosi multipla, morto col suicidio assistitio in una clinica in Svizzera. ’Mib’ aveva lanciato un appello per "essere aiutato a morire a casa mia", in Italia. Amaro fu il suo ultimo videomessaggio, prima di morire: "Sono quasi completamente paralizzato e faccio fatica anche a parlare. Da un paio di anni siccome non ce la faccio più" ho iniziato "a documentarmi su internet su metodi di suicidio indolore", e "finalmente ho raggiunto il mio sogno. Peccato che non l’ho raggiunto in Italia, ma mi tocca andare all’estero". "Perché non posso farlo qui in Italia? A casa mia, anche in un ospedale, con i parenti, gli amici vicino". "Non mi sembra una cosa logica questa: sono costretto ad andarmene via, per andarmene via".

Poche settimane prima, a novembre, era morto in Svizzera un altro toscano d’origine, il signor Romano: un 82enne ex giornalista e pubblicitario affetto da parkinsonismo atipico dal 2020 e anche lui, come Massimiliano, non essendo tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale, si rivolse all’associazione Luca Coscioni e a Marco Cappato per raggiungere la Svizzera ed evitare conseguenze legali per i suoi familiari, vista l’impossibilità di accedere in Italia al suicidio assistito.