C’è chi lo ha paragonato a Giorgio Morandi. Solo che non si stagliano bottiglie nelle sue tele ma serie di bandiere, finestre e case. E colore, tante pennellate di colore. In quelle bandierine stilizzate che sembrano motivi geometrici c’è un po’ della pittura di Paolo Uccello, tanto per dire un maestro del passato a lui caro. C’è il mondo di Alfredo Volpi, quello delle periferie popolari di San Paolo frequentate da tanti immigrati italiani. È un viaggio alla scoperta del pittore brasiliano, originario di Lucca, la mostra che è aperta al Centro Pecci di Prato fino al 9 giugno.
"Alfredo Volpi. Lucca-Sao Paulo (1896-1988)" rappresenta un ponte fra la Toscana e il Brasile nel segno dell’arte contemporanea per segnare una nuova stagione espositiva del Centro Pecci, più legata a una dimensione regionale. "Per la prima personale in Italia di un grandissimo artista brasiliano come Alfredo Volpi, nato però a Lucca, non poteva esserci contesto più appropriato che il Centro Pecci, la casa della ricerca artistica contemporanea della Toscana – sottolinea il direttore Stefano Collicelli Cagol – Per tutto il 2024 il paesaggio e il territorio di questa regione saranno protagonisti della nostra programmazione".
È la prima retrospettiva di Alfredo Volpi in un’istituzione italiana questa mostra curata da Cristiano Raimondi, un’occasione per rendere giustizia a un artista italiano famoso all’estero ma meno nel Belpaese. Oltre 70 opere raccontano la parabola dell’artista salito a bordo di una nave all’età di due anni per ritrovarsi dall’altra parte del mondo, tracciando una rotta comune a tanti migranti italiani dell’epoca.
Maria Lardara