I Caduti di Cefalonia: "Tutti dobbiamo ricordare quei diecimila eroi italiani"

A Firenze un convegno dedicato al sacrificio dei nostri soldati nel 1943 "Dettero la vita non cedendo le armi per difendere il loro giuramento".

Diecimila eroi morti per la Patria, di cui troppo poco si parla. Sono i caduti di Cefalonia, cui è stato dedicato il convegno “Cefalonia: riflessioni sulla memoria e sulla storia“, ieri all’Istituto di Scienze aeronautiche nel parco delle Cascine a Firenze, organizzato dall’Ufficio per la tutela della cultura e della memoria della Difesa in collaborazione con l’istituto.

Ad aprire l’incontro, il generale di Brigata aerea Giovanni Francesco Adamo che ha sottolineato l’onore per l’Istituto di ospitare l’evento: "Diecimila soldati che dettero la loro vita. Decisero di non cedere le armi e mantennero fede al loro giuramento – ha detto emozionato il generale – Con un orgoglioso passo avanti fecero la loro coraggiosa scelta: combattere".

Erano i soldati dell’eroica e valorosa Divisione Acqui.

"Siamo qui a commemorare il loro sacrificio, ricordare è un doveroso atto morale", ha aggiunto il generale dei carabinieri Diego Paulet, evidenziando come quei giorni del 1943 sulle isole greche siano stati basilari tra le vicende storiche che hanno permesso oggi di vivere in democrazia e libertà.

"L’ 8 settembre si propose come uno spartiacque – ha detto anche il presidente della Regione Eugenio Giani – la drammaticità di Cefalonia si propose come l’evento simbolo di un Italia che prendeva la strada giusta". Il governatore ha poi voluto ricordare con emozione l’eroe Amos Pampaloni, sopravvissuto di Cefalonia, che ha conosciuto personalmente.

Il generale ispettore capo Basilio Di Martino ha tenuto una lezione sull’inquadramento storico e strategico che a partire dalla Conferenza di Casablanca, portò all’Armistizio e quindi alla settimana dell’eccidio, con un focus sul tema della superiorità aerea come chiave del dominio del Mediterraneo.

Il procuratore generale militare Marco De Paolis ha ripercorso gli aspetti storico-giuridici della vicenda, inquadrandoli nel diritto internazionale e ha ripercorso i tentativi, purtroppo non andati a buon fine, di ottenere giustizia dalla Germania verso le vittime; a lui il merito di essere stato il magistrato che ha aperto l’unica inchiesta giuridica italiana che ha fatto luce sulle responsabilità.

"L’evento che noi oggi ricordiamo – ha detto il procuratore a margine dell’evento – penso sia utile sia ai grandi che ai giovani, perché mostra cosa voglia dire l’onore dei bravi cittadini italiani e cosa significhi credere nei valori fondanti della nostra Costituzione, che sono valori di libertà di pace e di solidarietà. Questo è il messaggio che esce da questo convegno per i giovani che studiano in questa scuola che devono essere consapevoli che la pace si deve difendere anche, se necessario, con il sacrificio estremo".

Alla richiesta di un commento sulla difficoltà ad ottenere un risarcimento congruo per gli eredi degli internati militari seppur esista un fondo dedicato, "è una materia molto complessa – ha risposto il magistrato – Il Parlamento e il Governo italiano hanno fatto quello che si poteva fare, in considerazione del fatto che noi siamo soccombenti in una controversia internazionale, perché siamo stati condannati dall’Aia nel 2012 in un contenzioso con la Germania; quindi nell’impossibilità di avere dei risarcimenti da parte della Germania, il Parlamento ha fatto quello che si poteva fare, mettere a disposizione quelle somme".

Carlo Casini