Ecco il Canova mai visto. Dodici sculture inedite, tracciate e poi disperse

Mostra firmata Vittorio Sgarbi negli spazi della Cavallerizza a Lucca. Dialogo vivo con le opere di altri artisti lucchesi come Batoni e Nocchi.

Ecco il Canova mai visto. Dodici sculture inedite, tracciate e poi disperse

Ecco il Canova mai visto. Dodici sculture inedite, tracciate e poi disperse

Cento opere di cui almeno 30 di Antonio Canova, soprattutto sculture ma anche dipinti, provenienti dalla Gypsotheca di Possagno e da prestigiose collezioni pubbliche e private. E’ la mostra firmata Vittorio Sgarbi e da Contemplazioni che fino al 29 settembre portano negli spazi della Cavallerizza di piazzale Verdi a Lucca un dialogo “vivo“ tra le opere dello scultore nato nel 1757, e quelle degli artisti lucchesi, alcuni dei quali a lui coevi. Un affascinante viaggio nel neoclassicismo che sta ricuotendo un bel successo di pubblico.

Il percorso espositivo parte in linea temporale con il celebre Pompeo Batoni del quale sono presenti capolavori che arrivano dalle Gallerie Nazionali d’Arte antica e anche una straordinaria coppia di dipinti (Minerva infonde l’anima alla figura umana modellata in creata da Prometeo e Atalanta piange Meleagro morente, recentemente acquisiti dalla Fondazione Cassa di Risparmio). Un altro lucchese, meno noto, è Bernardino Nocchi che fu amico di Canova del quale traduce la scultura in pittura e disegno e che Sgarbi riporta in luce in questa straordinaria mostra per restituirne i giusti meriti. Poi Stefano Tofanelli, allievo di Nocchi, e molti altri.

"L’idea di questa mostra - spiega Vittorio Sgarbi - non è tanto l’influenza dell’arte di Canova sugli artisti lucchesi, ma una consonanza in luoghi lontani e senza condizionamenti reciproci di due artisti fondamentali: Pompeo Batoni e Antonio Canova. In entrambi agisce un profondo sentimento di nostalgia. È la memoria dell’antico che si fa mito, una forte, inarrestabile tensione, che rappresenta lo spirito stesso del gusto neoclassico. Il dialogo tra le sculture di Antonio Canova e i dipinti dei pittori lucchesi indica un sentire comune. L’esperienza romana è fondamentale per Canova e procede, con analoghe emozioni, in parallelo con quella del lucchese Bernardino Nocchi".

Si presentano a Lucca per la prima volta dodici sculture inedite, tracciate, ma fino a oggi disperse, di Antonio Canova, mai viste prima, così come uscirono dallo studio romano dello scultore. Sono le teste di alcuni dei maggiori capolavori come la Ebe, la Tersicore, la Venere italica o la Paolina Borghese come Venere vincitrice. E si tratta, nella maggior parte dei casi, di calchi ricavati dalle sculture finite, ad eccezione del Paride e della Beatrice le quali sono invece i modelli per l’esecuzione delle versioni in marmo.

Laura Sartini