E ora l'altra battaglia a Firenze: "Basta contratti pirata, lavoratori da tutelare"

Dopo l'accordo su quote e stanziamenti regionali, i sindacati chiedono di aumentare la qualità dei servizi e i livelli retributivi dei lavoratori del settore delle Rsa. La Lega si unisce alla richiesta di controllo sulla contrattualistica in essere per garantire i diritti dei dipendenti.

E ora si rilancia. Dopo l’accordo sulle quote con il maxi stanziamento regionale toscano i sindacati continuano a tenere accesi i i riflettori sui lavoratori e sugli stipendi ’poveri’. "Con il raggiungimento di quest’accordo non si metta più in discussione la tenuta dei servizi" sottolineano Cgil, Spi-Cgil e FpCgil. Ora "è necessario che grazie a questi aumenti economici si possano determinare le condizioni affinchè possa aumentare la qualità dei servizi offerti agli utenti, e si possa procede anche a livello territoriale all’innalzamento dei livelli retributivi di chi lavora in questo settore".

La fuga di operatori e professionisti verso il sistema pubblico "alla quale stiamo assistendo in queste settimane si argina non applicando contratto nazionale pirata, ma aumentando i livelli retributivi, individuando il contratto nazionale di riferimento sotto il quale non andare e migliorando le condizioni di lavoro di chi opera nel settore". La Cgil denuncia: "Finchè chi lavora in questi settori sarà costretto a elevati rapporti numerici operatoriutente o sarà costretto a fare doppi e tripli turni vivrà questo settore lavorativo come di transito, in attesa di trovare un posto di lavoro con paghe e condizioni di lavoro migliori".

Le richieste della Cgil? "Adeguare i Livelli di assistenza per migliorare la qualità dell’assistenza agli ospiti in una strategia complessiva e di rafforzare i controlli ed il governo clinico pubblico così da essere in relazione con i servizi sanitari pubblici territoriali e ospedalieri. Su questi temi è interesse di tutto il sistema intervenire velocemente convinti che la questione non possa essere solo economica ma di riforma più complessiva".

Ad agosto aveva fatto sentire la sua voce la Uil vicina agli operatori delle Rsa ("È inaccettabile che un sindacato affermi che nelle Rsa si lavora come schiavi – aveva ribattuto Paolo Moneti, presidente dell’Anaste Toscana - I diritti dei dipendenti sono quelli previsti dai contratti di lavoro e sono rispettati assolutamente, come è ovvio che sia"), poi era stata la volta della Cisl. "Molte Rsa in Toscana applicano contratti di lavoro non sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. Strutture regolarmente accreditate dalla Regione. Per far sì che non esista più il ‘lavoro povero’ di cui anche la politica parla tanto, si può partire da qui" hanno denunciato Mauro Giuliattini, responsabile della Fp-Cisl Toscana e Andrea Nerini. Il sindacato ha chiesto "maggiori controlli sugli accreditamenti in essere e maggiore vigilanza sulle Rsa" per cancellare i cosidetti contratti ’pirata’.

"Adesso ci uniamo alla richiesta della Fp-Cisl che chiede maggiore attenzione sulla tipologia di contratti di lavoro che vengono stipulati da quelle Rsa accreditate con la stessa Regione- ha detto Giovanni Galli, consigliere regionale della Lega che si è sempre battuto sul tema Rsa - la denuncia dei sindacati è chiara e nel contempo molto grave. Si parlerebbe di accordi ‘pirata’ che darebbero, dunque, ampia discrezionalità al datore di lavoro, riducendo parimenti alcuni diritti dei dipendenti-sottolinea il rappresentante della Lega. Chiediamo, quindi, anche noi che venga fatto un tempestivo controllo sulla contrattualistica in essere nelle Rsa, per garantire pienamente tutti i lavoratori delle residenze sanitarie".