Donne, occupazione come riscatto: "Valorizzare la cooperazione sociale anche per le vittime di violenza"

Diritto all’autonomia: domani un confronto promosso da Legacoop all’Innovation center di Firenze. Eleonora Vanni: "Ci battiamo contro una nuova norma che rischia di ridurre i servizi portati avanti da anni".

Donne, occupazione  come riscatto: "Valorizzare la cooperazione sociale anche per le vittime di violenza"

Donne, occupazione come riscatto: "Valorizzare la cooperazione sociale anche per le vittime di violenza"

Presidente Eleonora Vanni, perché il sistema antiviolenza è a rischio?

"L’Intesa Stato-Regioni prevede una modifica normativa per cui potranno occuparsi dei centri antiviolenza, delle case rifugio e delle strutture per uomini maltrattanti solo cooperative per le quali sia un lavoro in esclusiva. Sono requisiti minimi che tagliano fuori numerose cooperative sociali anche in Toscana e storicamente radicate in questo settore, col rischio molto concreto di taglio di posti di lavoro, ma anche di riduzione dei servizi". Eppure è un settore che purtroppo, visti i numeri delle violenze, richiederebbe un potenziamento.

"Se formalmente viene affermato l’intento di potenziare e aumentare il supporto alle donne vittime di violenza, nei fatti si rischia di escludere la maggioranza delle cooperative sociali che operano nella gestione di questi servizi e nelle attività di prevenzione. Abbiamo ottenuto una proroga di 18 mesi all’introduzione di questa novità, che comporterebbe una riduzione dei servizi a livello quantitativo e qualitativo, oltre a una mortificazione dell’impegno storico e professionale di moltissime cooperatrici sociali per le quali la lotta alla violenza è una missione oltreché un lavoro".

In questo settore e in quello generico della cura infatti c’è un’alta prevalenza di occupazione al femminile.

"Nelle cooperative Legacoop le donne rappresentano il 74% dei lavoratori, che nel settore della cura è una percentuale ancora più alta. Lo è anche nella governance delle imprese, grazie anche a un altro livello di scolarizzazione".

Ma siete un’eccezione.

"Se la cura è storicamente più al femminile, in generale nel nostro Paese il lavoro è "poco amico" delle donne per un fattore prettamente culturale e perché manca quell’infrastruttura di servizi che riguarda la gestione dei carichi familiari e dei tempi di lavoro. Se mancano gli asili e mancano i servizi per gli anziani, è più difficile conciliare lavoro in casa e lavoro fuori casa. Lo abbiamo visto nel Covid: nei momenti di difficoltà, l’occupazione femminile è la prima a risentirne".

All’incontro di Firenze avrete anche rappresentanti istituzionali di tutta Italia. Cosa chiederete?

"Di cancellare la norma sull’esclusività del lavoro nei sistemi antiviolenza: non possiamo permetterci che diminuiscano. E di valorizzare e sostenere il lavoro nella cooperazione sociale. Da un mese abbiamo sottoscritto il rinnovo contrattuale con aumento di stipendi, qualificazione del lavoro e integrazione al 100% della maternità. Il lavoro femminile va facilitato e supportato a tutti i livelli, dal punto di vista economico e sul fronte della qualità".

Manuela Plastina