Olimpiadi 2032, il coraggio di sognare

Il commento dei direttori della Nazione e del Resto del Carlino

Agnese Pini

Agnese Pini

Firenze, 2 ottobre 2019 - Firenze-Bologna, le Olimpiadi d’Italia. La chiave per trasformare il sogno in realtà è issare il tricolore accanto ai colori viola e rossoblu. La straordinaria partecipazione all’evento fiorentino organizzato dai nostri giornali – Qn La Nazione e Qn il Resto del Carlino – ha mandato un messaggio chiaro: dovranno essere i Giochi dell’Italia. L’importante è partecipare, ma lo facciamo per vincere. Sognare è bello, ma realizzare un progetto che unisce Toscana ed Emilia Romagna in una visione comune di sviluppo è anche una chance nuova per il Paese.

La culla del Rinascimento e la seconda manifattura d’Europa sono al centro dell’Italia. La cerniera tra il Nord e il Sud. Firenze e Bologna sono le uniche due aree metropolitane confinanti. Sono territori diversi, ciascuno con i propri punti di forza e di debolezza. Assieme hanno la massa critica – economica, geografica, demografica – necessaria per sostenere la competizione territoriale contemporanea. Fatta di catene internazionali del valore, ma anche di bellezza e di cultura universali che oggi possono raccogliere attorno a un sogno l’appoggio dei tanti che, nel mondo, amano il Belpaese. Se ogni turista delle nostre città scrivesse una cara, vecchia cartolina al Comitato Olimpico Internazionale, facilmente lo sommergerebbe.

A chi governa questi territori, a chi si candida a farlo da qui al 2032, la responsabilità di giocare la partita fino al fischio finale. Consapevoli che esistono una necessità, una capacità, un rischio e un premio: la necessità di un progetto sostenibile e convincente. La capacità di integrare infrastrutture e sviluppo dei rispettivi territori con la vista lunga dei grandi progetti. Il rischio del fallimento, il premio al coraggio. Siamo preceduti dalla nostra storia: siamo quelli del Rinascimento e di Leonardo, di Pico della Mirandola e di Leonardo Pisano, detto il Fibonacci. Siamo quelli che inventarono la lettera di cambio e cambiarono l’Europa. Siamo quelli dell’Università più antica del mondo e del Liber Paradisus, il primo atto con il quale, nel 1265, Bologna abolì la schiavitù. Siamo quelli che vivono nelle terre dove il made in Italy è casa. Sappiamo cosa voremmo scrivere sulle nostre cartoline dall’anno 2032: Firenze-Bologna, saluti dalle Olimpiadi d’Italia.