Salutate la capolista, vent’anni dal volo in B. Capitan Serafini: "Questo Arezzo può imitarci"

Il protagonista della galoppata 2003-04: "Oggi avete una dirigenza solida ma non deve fare l’errore di allora: non dare continuità tacnica"

Salutate la capolista, vent’anni dal volo in B. Capitan Serafini: "Questo Arezzo può imitarci"

Salutate la capolista, vent’anni dal volo in B. Capitan Serafini: "Questo Arezzo può imitarci"

di Luca Amorosi

Il tempo scorre veloce e nel calcio ancora di più. Certi ricordi, però, resistono al passare degli anni, ammettendo i propri protagonisti nell’olimpo della storia di una squadra.

È il caso dell’ versione 2003-04, che vent’anni e un giorno fa conquistò la promozione in serie B al termine di una cavalcata esaltante: da ripescata in C1 in estate a dominatrice assoluta del proprio girone.

Orgoglio Amaranto, domani alle ore 18, ha organizzato un evento speciale al teatro Mecenate, alla presenza del direttore Vittorio Fioretti, di Mario Somma e di tanti dei giocatori di quel gruppo eccezionale capitanato da Matteo Serafini, oggi allenatore della Pergolettese Under 19 e al tempo autore di 14 gol nella stagione della sua consacrazione. Serafini, fa effetto pensare che sono passati già vent’anni.

"Mi sembra ieri che partivamo in ritiro, con una rosa rinnovata, un nuovo allenatore e l’obiettivo di vincere la C2. Poi arrivò il ripescaggio ma l’obiettivo ormai era quello, società e allenatore avevano ben chiaro cosa si doveva fare e stravincemmo persino la C1. Sono stato invitato all’evento da Orgoglio Amaranto ma purtroppo non ci sarò per gli impegni da allenatore. È un grande peccato ma con i ragazzi di allora ci sentiamo ancora spesso, abbiamo una chat in comune: quell’avventura ci ha legati per sempre".

Serafini, il primo ricordo che le viene in mente di quella stagione?

"Ce ne sono davvero tanti. Mi ricordo le prime partite con pochi tifosi sugli spalti: pian piano ne portammo talmente tanti che non c’entravano tutti. È stato un susseguirsi di emozioni bellissime dalla prima all’ultima giornata, vissute sempre in testa, a dettar legge in ogni campo. Se proprio devo sceglierne uno dico la partita di Lumezzane: i due rigori parati da Pagotto, la nebbia fittissima, la partita che è andata avanti lo stesso e una vittoria netta. Lì abbiamo davvero capito che il campionato l’avremmo vinto noi".

Di quella squadra lei era il capitano...

"C’erano tanti giocatori d’esperienza e carisma: Gelsi, Venturelli, Scotti, Teodorani… Non ho mai chiesto a Somma perché scelse me. Forse perché ero uno dei pochi rimasti dall’anno prima. Fatto sta che un giorno mi disse che puntava molto su di me e mi mise la fascia al braccio. Devo tanto a Somma: aveva un’idea di calcio innovativa al tempo, voleva un centrocampista d’inserimento e vide in me le caratteristiche giuste. Mi spostò più avanti, dietro a Elvis, con cui ci completavamo a vicenda. Ed è andata come sappiamo". Che idea si è fatto dell’ di oggi?

"Lo scorso anno ha fatto qualcosa di straordinario e si è ripetuto quest’anno. La società mi pare si stia strutturando gradualmente per riportare l’ dove merita, come accadde vent’anni fa. Però non deve fare lo stesso errore".

Cioè?

"Dopo quell’annata speciale non fu data continuità al progetto e questo è il più grande cruccio che abbiamo tutti noi giocatori e staff di allora. Chissà cosa sarebbe potuto succedere. Mi auguro quindi che l’ prosegua su questa linea tecnica e organizzativa".

Vuole lasciare un messaggio ad e ai tifosi?

"Li ringrazio e ringrazio l’ perché mi ha permesso di vincere quel campionato ed esaudire il sogno di arrivare in serie A. Ricordo ancora lo striscione in piazza che mi dedicò la tifoseria chiedendomi di restare. Non ci furono i presupposti ma è un rammarico che mi è sempre rimasto. la porto sempre nel cuore".

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