LUCA AMOROSI
Sport

Menchino Neri e la rovesciata dei sogni: 40 anni di storia amaranto

Il Museo Amaranto celebra i 40 anni dalla rovesciata di Menchino Neri, un gesto iconico che salvò gli amaranto nel 1985.

Menchino Neri durante la premiazione di Emiliano Pattarello alla serata del Museo Amaranto

Menchino Neri durante la premiazione di Emiliano Pattarello alla serata del Museo Amaranto

di Luca Amorosi

Domenico Neri all’anagrafe, Menchino per tutti. Il giocatore forse più amato e rappresentativo di oltre cent’anni di storia amaranto sta per festeggiare una ricorrenza importante: i quarant’anni dalla cosiddetta "rovesciata dei sogni" con cui segnò il gol decisivo contro il Campobasso al Comunale sancendo la salvezza degli amaranto nel campionato di serie B. Era il 9 giugno 1985 e proprio il prossimo 9 giugno, il Museo Amaranto organizza un evento allo stadio per celebrare l’anniversario del gesto più iconico della storia del Cavallino, divenuto celebre, nel tempo, anche fuori dai confini aretini.

Neri, si aspettava una festa ad hoc per quella rovesciata? "Sinceramente no, come non mi aspettavo che, a distanza di quarant’anni, si ricordasse ancora con tanto entusiasmo quel gesto. In un mondo del calcio dove la memoria è sempre più corta, mi fa enormemente piacere e mi emoziona. A pensarci bene, però, è stato in effetti un momento irripetibile: prima il rigore sbagliato, poi il gol in rovesciata. Pensate che è l’unico gol che ho fatto in rovesciata".

Venendo ai giorni nostri, le è piaciuta la stagione dell’? "Per la qualità della rosa forse si poteva fare qualcosa in più, ma nel complesso sì, credo sia stata una stagione positiva in cui le intenzioni della società sono state rispettate. Direi che c’è rammarico soprattutto per i playoff, dove potevamo sicuramente arrivare almeno al primo turno nazionale, se non più avanti come ha fatto il Pescara".

Bucchi è stata la scelta giusta per invertire la rotta e per la prossima stagione? "La società gli aveva fatto due anni e mezzo di contratto poi esteso addirittura fino al 2028, quindi evidentemente ritiene che sia la persona giusta per il suo progetto. Ha avuto il grande merito di reinventare Guccione centromediano metodista, come si diceva ai miei tempi. Anche Troise non aveva fatto male in realtà, ma mi sembra che Bucchi abbia dato più tranquillità ai giocatori e maggiore consapevolezza nei loro mezzi".

L’operato del direttore Cutolo invece come lo giudica? "Vale il discorso fatto per Bucchi: se il presidente gli ha allungato il contratto, significa che ha fiducia in lui. Penso che abbia fatto bene tutto sommato. Qualche errore ci può stare e se qualche giocatore con un ottimo curriculum non ha reso secondo le aspettative non è solo colpa sua. Ora secondo me deve mantenere l’ossatura della squadra, trattenendo i giocatori più talentuosi e rinforzandola nei ruoli giusti".

Quindi Pattarello, che lei ha premiato al Museo Amaranto, lo terrebbe? "Diciamo che farei il possibile per tenerlo, ma se arrivasse un’offerta importante la prenderei in considerazione. Poi bisogna capire la volontà del giocatore: se dopo una stagione del genere, che non è detto che ripeta, vuole fare il salto in B, è controproducente tenerlo controvoglia".

E l’ ci può tornare in B? "Penso che sia sulla strada giusta. In giro di questi tempi non si vedono tante società che presentano il progetto per lo stadio. Per non parlare di tutti gli altri investimenti sulle strutture alle Caselle, a Rigutino, l’acquisto del pullman. Per il resto ciò che serve per arrivare in B sul campo lo devono valutare loro attorno a un tavolo".

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