MATTEO MARZOTTI
Sport

Marconcini dà l’addio al judo Fu quinto alle Olimpiadi di Rio

La decisione alle soglie dei 32 anni proprio in vista di Tokio: "Ora seguirò i ragazzi più giovani"

di Matteo Marzotti

Quattro titoli italiani, altrettante medaglie d’argento, un bronzo. Ma anche un oro World Tour, tre argenti e quattro bronzi, la medaglia di bronzo sfiorata alle Olimpiadi di Rio 2016 dove giunse quinto, l’argento ai Mondiali e il bronzo a quelli militari. Ecco il palmares di Matteo Marconcini. Un medagliere di tutto rispetto per il judoka aretino che a 32 anni ha deciso di ritirarsi. Basta gare, dopo aver portato in alto il judo italiano e anche Arezzo in giro per il mondo. Già perché non è da tutti essere immortalati ad una Olimpiade con il foulard del proprio quartiere, i colori di Porta del Foro, ben stretti sullo zaino. "Adesso, da uomo è ora di prendersi le proprie responsabilità e rimettersi in gioco" ha scritto Matteo nel messaggio affidato al proprio account Facebook.

Quando hai maturato questa scelta?

"Ormai non stavo combattendo da un po’ di tempo mentre ci sono state varie gare di qualificazione. Ufficiosamente l’idea di fare un passo indietro mi era venuta alla fine dello scorso lockdown, in estate, poi solo pochi giorni fa ho deciso di rendere pubblica questa decisione". Una carriera con un ricco medagliere. Le Olimpiadi di Rio e i Mondiali sono stati i punti più alti?

"Diciamo che Rio a livello mediatico lo è stato sicuramente perché le Olimpiadi ti offrono una visibilità unica - spiega Marconcini - ho avuto la fortuna e la capacità di arrivare fino a un passo dalla medaglia dopo un periodo storto, riuscendo a qualificarmi per il rotto della cuffia e in pochi, se non nessuno, erano pronti a puntare su di me. Il Mondiale del 2017 però è stato il momento più alto. Dopo dodici anni l’Italia arrivava in finale ed io ero l’atleta di punta, il capitano. È stato sicuramente uno dei momenti più belli".

Cosa farai adesso? "Il Centro Sportivo dei Carabinieri di cui faccio parte e che mi ha permesso di diventare professionista mi ha offerto la possibilità di entrare nei quadri tecnici, di seguire ragazzi che hanno 10-15 anni meno di me. Poi ho ripreso gli studi, mi mancano cinque esami per terminare Scienze Motorie. Riparto da zero, sotto un’altra veste, sperando di portare in alto i ragazzi che il Centro Sportivo dell’Arma mi sta permettendo di seguire".

Cosa diresti a quei ragazzi che stai seguendo o a chi si affaccia per la prima volta in una palestra per praticare judo? "Di pensare per prima cosa a divertirsi nel praticare quella disciplina. Avvicinarsi allo sport in generale deve essere all’inizio un divertimento senza l’angoscia del risultato, mentre il tecnico a mio avviso deve pensare soprattutto all’educazione dei suoi allievi cercando di fornire i mezzi giusti, una base da cui partire. Poi chi è un campione ed ha certe doti emergerà, ma l’importante all’inizio è divertirsi praticando sport. Per me, che sono partito dall’Ok Judo Arezzo, seguito dalla famiglia Busia, è stato proprio così. Andavo in palestra un’ora prima e non avrei perso un allenamento per nessuna ragione al mondo. Da lì ho avuto la fortuna di diventare professionista con il Centro Sportivo dei Carabinieri e dopo più di dieci anni a certi livelli adesso inizio un nuovo percorso".