Ribaltone correntisti: serviranno un nuovo Iban, altri bancomat, home banking e assegni

La lunga odissea dei dipendenti, che in tre anni hanno cambiato gestione già due volte. La ex Etruria non riesce a ritrovare la stabilità dei bei tempi

Uno sportello bancario (foto di repertorio)

Uno sportello bancario (foto di repertorio)

Arezzo, 31 luglio 2020 - Trauma no, sarebbe esagerato. Ma insomma, un cambio di banca qualche grattacapo lo produce comunque all’utente che di punto in bianco deve provvedere a indispensabili modifiche. Ne sanno qualcosa le migliaia di correntisti della defunta Banca Etruria che al momento del passaggio delle consegne a Ubi furono obbligati a correre ai ripari.

Tanto per cominciare cambia l’Iban, quella sfilza di numeri e di cifre con un centinaio di zeri che è complicatissimo digitare senza commettere errori. E l’Iban è indispensabile per tutta una serie di operazioni da svolgere. E quando i clienti di Ubi trasmigreranno nell’altro istituto bancario, e che sia Intesa o Bper poca differenza fa, dovranno giocoforza aggiornare ogni loro database.

Altra incombenza obbligatoria è quella di modificare l’home banking, ovvero il sistema digitale - attraverso computer o telefonino cellulare - per svolgere operazioni bancarie: bonifici, ricariche telefoniche, acquisti on line. Da sostituire anche il bancomat come pure la carta di credito se emessa dal precedente istituto. Idem gli assegni.

Non ci dovrebbe invece essere bisogno di cambiare la domiciliazione delle bollette, in genere è la banca che ci pensa direttamente comunicando il tutto a Enel piuttosto che a Nuove Acque oppure a Estra o in ogni caso alla compagnia fornitrice con cui una famiglia ha un contratto. Ci sono a dire il vero delle eccezioni, ma nella stragrande maggioranza dei casi la trasmigrazione avviene senza colpo ferire.

A cambiare saranno invece le modalità dell’apporoccio, a seconda che il correntista Ubi si ritrovi con Intesa oppure con la banca Popolare dell’Emilia Romagna, ma queste sono situazioni che andranno toccate con meno quando scatterà l’ora X. Ma quando con esattezza? Non è dato rispondere, si parla però di un intervallo di qualche mese, considerando la scadenza di dicembre per indicare quali delle filiali acquisite da Intesa San Paolo passeranno a Bper.

Dunque nessun allarme, l’estate verrà passata in pace e pure l’autunno, ci si penserà con l’approssimarsi del Natale. 36 le filiali Ubi in provincia, 443 mila i clienti nella nacroarea Toscana, Umbria e Lazio. Il cambio di insegne sarà invece un trauma per i dipendenti ex Etruria, non certo perché Intesa o Bper costituiscano l’inferno, ma perché un altro trasloco nel giro di pochi anni può risultare psicologicamente una mazzata.

Ricapitolando: naufraga la vecchia Etruria e al suo posto arriva la Nuova Bpel sotto il comando energico dell’ottimo Roberto Bertola che riuscì non si sa come a tenere la nave in linea di galleggiamento (e non era affatto scontato). A quel punto, ecco il balletto delle ipotesi, tra queste pure Bper, l’istituto al quale, per uno strano gioco di incastri e di destino, mmolte filiali potrebbero finire.

Quindi l’approdo nel porto che pareva sicurissimo di Ubi, uno dei principali gruppi bancari italiani. Tutto a posto? No, arriva l’offerta pubblica di acquisto e Ubi se la mangia San Paolo Intesa. Insomma, un tourbillon di passaggi e di emozioni vietato ai deboli di spirito.