Economia, Arezzo torna a correre: +250 milioni di export in 9 mesi, un terzo della Toscana

I gioielli segnano una crescita dell'11% da giugno a settembre. La volata della pelletteria trainata da Prada raggiunge il 40%

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Arezzo, 27 febbraio 2018 - Tira l'oro, vola l’abbigliamento, esplode il sistema pelletteria aggregato principalmente attorno a Prada. Dai distretti cardine della manifattura aretina soffia un vento deciso di ripresa, anche se la volata dell’export stenta ancora a trasmettersi all’economia reale, dove resiste un sentiment diffuso di incertezza. Ma se i dati sono quelli del rapporto Monitor, il punto trimestrale che Banca Intesa-Cassa di risparmio Firenze realizza sui distretti della produzione nazionale e in particolare su quelli toscani, la locomotiva Arezzo ha ripreso a correre. A una velocità sconosciuta da anni.

L’effetto si vede ancora a fatica sui consumi quotidiani, sul lavoro che resta precario, sulle aspettative della gente, eppure l’export, che della manifattura aretina è il cuore, sta assumendo dimensioni impetuose. Lo si vede anche dall’oro, che da solo vale due terzi del Pil, e che pure cresce a velocità sostenuta sì ma inferiore rispetto a quella dei due pilastri del sistema moda, la pelletteria e l’abbigliamento. Nel terzo trimestre del 2017, l’ultimo per il quale ci siano i dati di Monitor, gli affari con l’estero sono saliti dell’11 per cento.

Di gran lunga la migliore performance di un anno che pure è sempre stato in positivo: più 4,9 fino a marzo, più 5,5 fino a giugno e poi addirittura il raddoppio nel corso dell’estate, fino a settembre, per una media che nei primi nove mesi è del 7%. Ancor più significativa perchè giunge dopo un 2016 del nostro scontento in cui la cifra finale era stata negativa, meno 1,8%. Figurarsi che nel terzo trimestre 2017, il migliore da parecchio tempo a questa parte, torna a crescere persino il mercato principe di Dubai, quello che era stato il motore dei gioielli aretini per anni e che era poi crollato, fra prezzo del petrolio in calo e instabilità politica del Medio Oriente.

Ebbene, dopo una serie infinita di trimestri negativi, gli Emirati registrano fra giugno e settembre il primo dato positivo dell’anno, che è addirittura un’impennata del 16,4 (a fronte del meno 3 e meno 16,2 dei mesi precedenti). Nemmeno Hong Kong, che è ormai stabilmente il secondo mercato degli orafi nostrani, cresce così velocemente e si ferma al 14. Solo la Turchia, tra i grandi sbocchi, ha un boom più esplosivo, nientedimeno che il 40% (28 nei primi nove mesi del 2017.

Nonostante tutto, Dubai con 443 milioni fino a settembre, doppia la città-stato dell’Estremo Oriente ormai in mano cinese (208 milioni). Al terzo posto la solita Turchia che con 129 milioni consolida il sorpasso sugli Stati Uniti, dove probabilmente si sente un certo effettto Trump, ovvero la paura di nuovi dazi doganali, che frena il mercato. Sorprende semmai il dato del Libano, che si affaccia per la prima volta fra i dieci maggiori importatori di oro aretino: 33 milioni per una performance del 78% (uno strabiliante 96 nel terzo trimestre).

Nel complesso, l’oreficeria made in Arezzo guadagna in nove mesi 93 milioni di export rispetto al 2016, la pelletteria di Prada & C. addirittura 128, l’abbigliamento 40. In tutto sono oltre 250 milioni in più sull’anno precedente: un terzo dei 700 milioni di crescita totale dell’export toscano. Sono numeri appunto da ripresa piena, come il 40% in più della moda (calzature e pelle) e il 20% degli abiti. Torna finalmente la luce dopo il lungo decennio dell’ombra infinita?