Bekaert. Le reazioni. La Cisl: "chiusura totale da parte dell’azienda”

Oggi la Fim ha convocato un'assemblea di fronte allo stabilimento. Interviene anche la sindaca Mugnai.

Alessandro Beccastrini della Fim Cisl

Alessandro Beccastrini della Fim Cisl

Arezzo, 04 maggio 2021 - “Nessuna possibilità di trovare un accordo , chiusura totale e completa assenza di certezze in quello che la Bekaert ha proposto al tavolo per ore nella serata di ieri”. Questo il commento della Fim Cisl all’incontro convocato dal Mise. Nessun passo indietro da parte della multinazionale belga, che procederà al licenziamento dei lavoratori. “La discussione che ha visto la presenza del presidente Giani ha evidenziato come la Bekaert non sia interessata a reindustrializzare il sito di Figline, ma anche la tardiva convocazione di un tavolo finalmente di livello da parte del Governo – ha aggiunto il sindacato -. La verità è che da gennaio questa vertenza è finita nei cassetti a Roma ed è stata ripresa soltanto adesso, dopo che lavoratori, organizzazioni sindacali e territorio sono stati lasciati soli a cercare di mettere pezze ad una situazione sempre più difficile. La filiera dell’acciaio in Toscana è idea degna, ma abbisogna di tempi che non sono più di questa vertenza. C’è da chiedersi – ha concluso la Cisl – perché il Governo da gennaio ad oggi nonostante appelli accorati e lettere abbia solo negli ultimi 5 giorni provato ad esercitare un ruolo. Ci sarebbe da fare una riflessione sulle responsabilità di una crisi di governo che è stata per tantissimi lavoratori italiani una autentica roulette russa. Adesso attendiamo per la mattinata un verbale che sarà al 99 % impossibile da condividere e valuteremo da subito due filoni legali”. La Fim ha poi annunciato per oggi pomeriggio un’assemblea nel piazzale dello stabilimento di Figline. “Ci sono gravissime responsabilità da vagliare attentamente, alcune emerse con forza nella serata di ieri”.

Un epilogo drammatico di una vertenza che si trascinava da quasi tre anni e che ha provocato lo sconcerto anche della sindaca Giulia Mugnai, che ha parlato di ennesimo e estremo schiaffo al territorio da parte della multinazionale, ritenuta sprezzante verso le istituzioni italiane, i sindacati e i lavoratori. “Un no secco, nonostante la cassa Covid non avrebbe avuto alcun costo per l’azienda, come rappresentato dal Ministero del lavoro – ha aggiunto la sindaca -. Nessuna apertura, nonostante il MiSE, seppure con una convocazione tardiva del tavolo, abbia rappresentato chiaramente la volontà, nelle sei settimane che sarebbero state disponibili, di verificare la sostenibilità del progetto che legherebbe la reindustrializzazione dello stabilimento di Figline al piano industriale su Piombino e alla creazione di una filiera toscana dell’acciaio. La giornata di ieri – ha aggiunto Mugnai- rappresenta la ferita più dolorosa per la nostra Città. Un grande senso di rabbia e di frustrazione, perché nonostante battaglie, continui appelli, decine di lettere, proteste, manifestazioni, non è bastata la voce del territorio a scongiurare i licenziamenti”. “Come Comune – ha concluso- non possiamo accettare un epilogo senza risposte per tutti i lavoratori coinvolti ancora nella vertenza e senza una vera proposta per la ripartenza della fabbrica. Non può rimanere sulle spalle della nostra comunità il costo sociale dei licenziamenti e quello urbanistico e ambientale del sito all’abbandono. Chiediamo, quindi, alle Istituzioni superiori che si verifichi la proposta legata a Piombino e, al contempo, che si possa costruire un percorso concreto per la messa in sicurezza occupazionale degli oltre 110 dipendenti ancora coinvolti. Non possiamo permettere che il nostro territorio e i lavoratori vengano abbandonati”.