Procuratore, il plenum del Csm rinvia il voto sulla conferma di Rossi

Da alcuni componenti laici sono emerse riserve e richieste di approfondimento, linea alla quale si sono opposti diversi togati. La proposta arrivava dalla commissione

Roberto Rossi

Roberto Rossi

Arezzo, 17 ottobre 2018 - E' slitttato il voto sulla conferma del pm Roberto Rossi per altri quattro anni alla guida della procura di Arezzo: alcune riserve sono emerse nelplenum del Csm che avrebbe dovuto dare oggi il via libera. E così su richiesta di alcuni componenti laici la decisione è slittata alla prossima settimana.

Le perplessità riguardano la famosa vicenda dell'incarico di consulente giuridico di Palazzo Chigi ricoperto da Rossi mentre erano in corso da parte del suo ufficio le indagini su Banca Etruria, di cui era vice presidente il padre di Maria Elena Boschi, allora ministro. Una vicenda che aveva portato il precedente Csm ad aprire un fascicolo sul magistrato, concluso nel 2016 con l'archiviazione per mancanza di elementi che potessero giustificare l'apertura di una procedura di trasferimento d'ufficio per incompatibilità.

La Quinta Commissione dell'attuale Csm ritenendo che il caso non fosse di ostacolo alla conferma del procuratore aveva messo oggi sul tavolo del plenum la sua proposta favorevole, approvato all'unanimità. Ma il laico di Forza Italia Alessio Lanzi in plenum ha lamentato carenze nella delibera chiedendone il ritorno in Commissione per procedere a un'ulteriore istruttoria.

Una richiesta a cui si sono associati due componenti laici di area M5S, Fulvio Gigliotti e Filippo Donati. È stato ancora un altro laico alla fine, Michele Cerabona (Forza Italia), a chiedere invece il rinvio al prossimo plenum, una proposta che è stata approvata all'unanimità, con la sola astensione del Pg della Cassazione Riccardo Fuzio.

Secondo Lanzi gli approfondimenti dovrebbero riguardare alcuni aspetti emersi proprio nell'ambito del fascicolo su Rossi che il Csm archiviò nel 2016. Come la circostanza che quando il Consiglio superiore gli rinnovò l'autorizzazione all'incarico di consulenza, «lui non segnalò di quali inchieste si stava occupando»; o «l'autoassegnazione» dei fascicoli su Banca Etruria «che furono coassegnati agli altri sostituti solo in epoca successiva alla sua audizione davanti al Csm».

Il tutto per valutare se il magistrato abbia dimostrato in concreto «indipendenza ed equilibrio», che costituiscono precondizioni , ha spiegato Lanzi, per la conferma dell'incarico di procuratore. Alla richiesta di ritorno in Commissione si sono opposti diversi togati, a cominciare dal presidente della Quinta Commissione Gianluigi Morlini (Unicost), che ha difeso la delibera proposta al plenum e lo stesso Rossi e ha invitato i colleghi consiglieri a «non prendere per buoni dati fattuali che non emergono dal fascicolo del Csm, ma da articoli di stampa», a cominciare dall'autoassegnazione delle inchieste su Banca Etruria da parte di Rossi, che «non c'è stata».

Nel dibattito è intervenuto anche il Pg della Cassazione Riccardo Fuzio, che in risposta ad alcune sollecitazioni, ha chiarito che il suo ufficio ha archiviato il procedimento su Rossi che era stato aperto a seguito della trasmissione degli atti da parte del Csm. L'esigenza di leggere questo provvedimento, avvertita soprattutto da alcuni componenti laici, ha poi portato al rinvio della decisione sulla conferma di Rossi alla prossima settimana, un passo che non esclude un eventuale ritorno in Commissione.