"Ha sparato per legittima difesa" La strategia dei legali di Mugnai

Domattina l’interrogatorio di garanzia dell’uomo che ha ucciso l’albanese Dodoli giovedì a San Polo. Le prime parole del fabbro ai suoi avvocati: i dissidi con il vicino determinati da problemi alle tubature

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Si svolgerà domattina poco prima di mezzogiorno l’interrogatorio di garanzia di Sandro Mugnai, il fabbro di 53 anni che giovedì sera ha ucciso con una carabina a Gezim Dodoli, l’operaio albanese che stava tentando di buttargli giù casa con un mezzo meccanico da cantiere.

Mugnai ha incaricato i legali Marzia Lelli e Piero Melani Graverini di difenderlo nel primo incontro con il giudice delle indagini preliminari Giulia Soldini mentre il pubblico ministero che guida le indagini dei carabinieri è Laura Taddei.

Nel primo incontro in carcere con i legali che si è svolto ieri Mugnai ha riferito che tutto è iniziato mentre stava cenando con la famiglia. A tavola c’erano più persone che improvvisamente hanno sentito il rumore metallico delle auto schiacciate dall’escavatore del vicino e del primo colpo inferto con la benna alla casa, come hanno confermato il figlio e altri familiari presenti.

L’uomo ha raccontato ai suoi avvocati di aver cercato in ogni modo di convincere Dodoli a fermarsi. Ma l’uomo ha prima iniziato a danneggiare la finestra della stanza dove la famiglia Mugnai stava cenando provocando gravi danni anche al tetto. Quando la famiglia ha deciso di tentare la fuga dalla porta di casa, Dodoli avrebbe iniziato a danneggiarla per bloccare il passaggio. Solo a quel punto il fabbro di San Polo avrebbe imbracciato la carabina da caccia per sparare cinque colpi, il primo dimostrativo a terra e gli altri quattro andanti a segno, uccidendo l’operaio albanese.

Lelli e Melani Graverini hanno già annunciato che punteranno sul gesto di legittima difesa. I colpi inferti al tetto hanno infatti reso inagibile l’abitazione, che sarebbe potuta crollare uccidendo gli occupanti. All’interno erano presenti la moglie di Sandro Mugnai, uno dei figli e altri parenti. Tra i due vicini, un tempo molto amici, erano sopraggiunti dissapori legati pare al volume della musica, a presunti cattivi odori provenienti dalle tubature, e a confini di terreno, per i quali c’era già stata una denuncia un mesetto fa ma niente avrebbe fatto pensare ad un epilogo cosi tragico. L’omicidio di San Polo ha suscitato molto clamore in Albania dove i media si sono ampiamente occupati del caso.

Ad Arezzo Dodoli viveva da solo, moglie e i due figli vivono infatti a Seveso in Lombardia, e non aveva contatti con la comunità albanese, molto numerosa, di Arezzo. Il corpo del 59enne si trova all’ospedale delle Scotte di Siena.

Federico D’Ascoli