Coingas, Pd: "E' la fine dell'era Ghinelli". Boschi: "Che fa, chiede i danni a se stesso?"

Conferma insieme a Romizi la richiesta di dimissioni. Giovedì la commissione di controllo, venerdì il consiglio comunale. "La sola ipotesi di pressione sui revisori è gravissima"

Matteo Bracciali e Francesco Romizi

Matteo Bracciali e Francesco Romizi

Arezzo, 14 luglio 2019 - «Cosa rimarrà dell’era Ghinelli?»: Matteo Bracciali finge l’approccio dello storico se non addirittura del saggista. Ma in realtà «apre il fuoco» sul suo ex rivale al ballottaggio, quello che quattro anni fa lo aveva battuto alle elezioni. «Non un’opera, non un evento, non un approccio amministrativo: solo questo scandalo». Un clima nel quale nel pomeriggio entra anche Maria Elena Boschi, ex ministro e attuale deputato. «Contro di me, mai indagata, propose una richiesta di danni della città. Ora la farà nei suoi confronti?».

Intanto il Pd aretino raccoglie il «pallone» dalla bufera Coingas e prova a giocarselo in attacco. «Chiediamo anche al sindaco di fare un passo indietro, così come lo avevamo chiesto all’assessore Merelli». E’ il segretario comunale Alessandro Caneschi a formalizzare l’attacco, affiancato non solo dal partito ma anche da Arezzo in Comune. Non è ancora una mozione di sfiducia, che ha il suo iter poco compatibile con i tempi estivi. Ma è l’ascia di guerra che viene dissepolta. In attesa dei prossimi passaggi istituzionali. Giovedì la commissione di controllo e garanzia, venerdì il consiglio comunale.

Entrambi convocati alle 14, ora alla quale gli esperti in genere sconsigliano di uscire, almeno col caldo. Ma loro ci saranno tutti. «Ho invitato il sindaco in commissione e mi auguro che accetti» rilancia Francesco Romizi, capogruppo anche perché unico consigliere di Arezzo in Comune, dopo aver coniato il termine «Gasopoli» per la vicenda che in queste ore tiene banco. Nessuno si avventura nei meandri giudiziari. «Quelli stanno ai magistrati».

Tutti si lanciano su quelli politici. «Un sindaco che solo propone – ripartono Bracciali e Caneschi – di fare pressioni su un organo terzo come il collegio dei revisori è comunque inadeguato». Sui dettagli delle consulenze sconfina solo Romizi, «Polli aveva preso un’analoga iniziativa per verificare le ricadute su Coingas di una quotazione in Borsa, ma aveva speso 35 mila euro: così mi sembra troppo».

La sala rosa, con il Buratto in un angolo, diventa la pentola a pressione dell’opposizione. La maggioranza per un giorno tace: dalle forze politiche per ora filtrano cortesi rinvii, in attesa di una schiarita complessiva. E il centrosinistra prova a tirarli allo scoperto. «Cosa dice la Lega? E’ il partito di maggioranza, accreditato di oltre il 30%: è questa la politica nella quale si riconosce?».

Una mossa sullo scacchiere e insieme anche la consapevolezza che i numeri non consentirebbero all’opposizione da sola di andare lontano. Anche se tra le pieghe danno a vedere che quei numeri potrebbero cambiare. Ma per ora il quadro intorno al sindaco resta compatto, come era emerso dal vertice di maggioranza dell’altra sera. E così la polemica ritorna sulla sede della polizia locale, sulla spesa pubblica, sulla richiesta di un quadro complessivo delle consulenze sia del Comune che di tutte le partecipate.

Caporali propone un consiglio comunale aperto, Modeo riapre la questione della sede della polizia locale, Bracciali torna sull’uso dei soldi pubblici. E le elezioni? «Stiamo già lavorando ad una piattaforma comune, apriremo a liste, gruppi civici, alla società civile». Ma questo è il futuro. Il presente ora passa dal consiglio comunale di venerdì. Alle 14 in punto, di rigore l’abito leggero.