Brandi assolto in appello su richiesta della stessa accusa: "E ora parlo io"

"Questioni politiche dietro la vicenda". Insieme all'ex sindaco di Castiglion Fiorentino assoluzione anche per i due funzionari coinvolti nella vicenda. Si chiude il caso dissesto

Paolo Brandi

Paolo Brandi

Arezzo, 16 gennaio 2019 - Tutti assolti al processo d’appello sul crack comunale. Con una sentenza fotocopia del primo grado di giudizio si chiude anche questo ulteriore capitolo sulla travagliata vicenda del dissesto di Castiglion Fiorentino. Ieri alla corte d’appello di Firenze erano chiamati alla sbarra l’ex sindaco Paolo Brandi, il ragioniere del comune all’epoca dei fatti, Giuseppe Bennati, e Fausto Rossi, al tempo responsabile dei lavori pubblici.

A togliere le castagne dal fuoco ci ha pensato direttamente il sostituto procuratore generale d’aula che ha chiesto al giudice di confermare la sentenza di primo grado. In altre parole è stato chi svolge il ruolo dell’accusa a riconoscere le ragioni dell’assoluzione. Per i tre imputati è stata confermata la decisione del tribunale, il ricorso presentato dalla procura di Arezzo è stato respinto egli ex amministratori sono stati assolti.

Ha espresso soddisfazione per l’esito della vicenda l’avvocato Michele Morelli che ha difeso il ragionier Bennati: «È il giusto epilogo di una storia che ha fatto soffrire tutti gli imputati per molto tempo». «Sono stati lunghi anni di accuse ingiuste – dichiara Fausto Rossi – più volte sulla stampa sono stato dato per condannato, sono contento che invece sia stata stabilità dalla magistratura la verità dei fatti e la mia innocenza».

«Avevo ragione a fidarmi della giustizia – è il commento a caldo di Paolo Brandi – si chiude anche questa vicenda processuale, nei prossimi giorni avrò modo di spiegare alcuni dettagli delle questioni più strettamente politiche della storia del dissesto del Comune». Era già uscito di scena con l’assoluzione in primo grado Enrico Cesarini, allora assessore al Bilancio del Comune, contro cui la procura non aveva mosso ricorso.

Brandi, Bennati e Rossi dovevano rispondere di truffa su una serie di mutui contratti dal Comune per l’esecuzione di opere pubbliche, ma come detto in primo grado «il fatto non sussiste», in altre parole il reato di truffa non si configura perché nessuno dei tre – come affermato in primo grado – ebbe un profitto economico personale su questa vicenda. Anche l’altro capitolo, quello sul falso ideologico, dopo le assoluzioni in primo grado, la procura aveva fatto ricorso solo nei confronti di Bennati, che è stato assolto, come in primo grado, anche da questa accusa.

I termini della prescrizione non consentiranno un ulteriore dibattito in Cassazione, pertanto dal punto di vista giudiziario la vicenda delle ipotesi di reato intorno al crack finanziario del Comune termina qui, con assoluzioni su tutta la linea.