
Anna
Arezzo, 11 marzo 2020 - «In un limbo, sospesa tra Arezzo, la mia città e Milano, in cui sto iniziando la mia seconda vita». Anna Martini da giovedì è bloccata nelle Marche. A Gabicce per la precisione dove le dolci serate estive hanno un sapore diverso rispetto a quelle di un marzo terrorizzato dal Coronavirus. Anna, trentun’anni anni, formatrice, giornalista e digital trainer, il 15 febbraio parte da Milano, in cui lavora e vive con il fidanzato, alla volta di Arezzo.
Prima una tappa nelle Marche per motivi di lavoro. E poi partenza per la sua città in cui aveva un incontro con la fondazione ArezzoIntour. «Mi sono mossa sempre prendendo ogni tipo di precauzione: riunioni in remoto, niente movida, eventi sospesi». Giovedì Anna riparte per Forlì per il lutto di una persona cara. Da lì si ferma a Gabicce «dove per fortuna mia mamma ha una casina estiva».
Sì, per fortuna perché Anna nelle Marche ci sarebbe rimasta per un tempo più lungo del previsto. La regione diventa zona rossa e sabato notte il premier Conte ne annuncia la chiusura.
«Già prima avevo deciso che non sarei rientrata ad Arezzo. Pur stando bene, venivo da una zona osservata speciale, dovevo quindi tutelare i miei genitori che non hanno più trenta anni. E mia nonna. Ma se non avessi avuto questa casa sarei stata costretta a tornare creando il caos. Avrei dovuto segnalare il mio arrivo e tutte le persone con cui ero entrata in contatto , mia mamma fa la commercialista, rischiava di chiudere lo studio».
Ma non può rientrare nemmeno a Milano, dato il divieto di spostamento. Così Anna è bloccata: «Ci sono io, qualche abitante del posto e gli operai che preparano gli stabilimenti per la bella stagione» Bloccata su due fronti: «In auto quarantena preventiva per le nostre famiglie, amici, conoscenti. Non rientro ad Arezzo per un senso di responsabilità nei loro confronti.
Pur stando bene, non avendo alcun sintomo. Ma rientrando bloccherei le loro vite. Ma anche volendo non potrei tornare nemmeno a Milano perchè ancora non sono residente là, in attesa di un contratto lavorativo che dovrebbe arrivare il 30 marzo».
Nel frattempo lavora ai suoi molti progetti in remoto, parla con la mamma al telefono, che le ricorda quanto sia orgogliosa di lei per il senso di responsabilità che sta dimostrando con questa decisione. Nonostante la lontananza si stia facendo sentire e il compleanno della mamma si stia avvicinando. Sente la nonna che le ricorda come un mantra «ce la faremo piccola».
Anna stringe i pugni, poi butta giù il telefono e le scende qualche lacrima. «Mi voglio far sentire forte, nonostante mi manchino tanto». «In questi giorni di isolamento ho avuto modo di pensare ancora più intensamente a cosa sta accadendo e alla mia decisione. Ho capito che ora serve responsabilità e resistenza. Passerà, ma dovremmo attraversare anche una fase di riconciliazione».