
sinodo
Arezzo, 22 settembre 2017 - Sarà presentato domani, sabato 23 settembre alle ore 17,30 nel Palazzo di Fraternita il libro Profili Giuridici e Pastorali del Sinodo Diocesano, ed. Ailanthus di Mons. Vittorio Gepponi, Vicario Giudiziale del Tribunale Ecclesiastico d’appello di Roma.
Ad introdurre l’incontro la giornalista Antonella di Tommaso mentre don Andrea Czortek approfondirà nei dettagli il tema del Sinodo trattato con novizia di riferimenti storiografici dall’autore.
Profili Giuridici e Pastorali del Sinodo Diocesano, è una approfondita analisi fra due importanti Sinosi Diocesani che hanno alcuni significativi punti in comune. Infatti entrambi sono stati celebrati dopo un Concilio: quello indetto da Mons. Dionisio Bussotti nel 1641 per la Diocesi di Sansepolcro, aveva come fine quello di tradurre i dettati tridentini nella sua Chiesa diocesana. Il Sinodo promosso invece da Mons. Telesforo Giovanni Cioli negli anni 1978-1982 per la Diocesi di Arezzo, nasceva dagli entusiasmi e dai venti di novità portati dal Concilio Vaticano II.
Un confronto tra le due esperienze presenta ovvi tratti di difficoltà in quanto il Sinodo biturgense oltre ad essere stato celebrato nel pieno rispetto della normativa vigente al tempo, mostrava di aver chiaro l’obbiettivo, erano preventivamente conosciuti i tempi dello svolgimento e tutto il lavoro si concretizzava nella pubblicazione del libro sinodale che conteneva, chiaramente espresse, le norme da viere e rispettare.
Il Sinodo della Diocesi aretina, invece, non sembra comprendere nessuna delle caratteristiche sopra ricordate. Va ricordato che esso è stato celebrato quando ancora era vigente il Codice di Diritto Canonico del 1917, che imponeva modalità ben definite circa la celebrazione di un Sinodo Diocesano. Ma nell’approfondimento di questa esperienza sinodale, si ha l’impressione che questo non sia interessato né al Vescovo e neanche al clero. Tanto più che lo stesso Mons. Cioli, ribadendo a più riprese che il suo intento era quello di proporre un Sinodo eminentemente pastorale, utilizzò una metodologia che senz’altro è possibile definire “sperimentale”, ma si allontanava però dal procedimento istituzionale e legislativo che era stabilito per il Sinodo Diocesano. Ingresso libero