Panariello in Fortezza: "Vi racconto la Favola mia"

Stasera l'attore e comico sarà ad Arezzo con lo spettacolo che celebra i 20 anni di carriera da "Torno sabato" che veniva registrato proprio in città

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Arezzo, 23 luglio 2022 - Dopo più di 20 da quando registrava al Centro Affari l’omonimo spettacolo legato alla Lotteria Italia che occupava il sabato sera di Rai Uno torna sabato. Dopo il successo delle date teatrali che hanno impegnato Giorgio Panariello tra gennaio e marzo, il nuovo show dell’attore e comico toscano “La favola mia”, è pronto per girare l’Italia durante l’estate. “Stasera alle 21 sarò ad Arezzo con lo spettacolo nato proprio per festeggiare i 20 di carriera dal successo di “Torno Sabato” dice Panariello. Appuntamento in Fortezza dove per il pubblico aretino sono in arrivo tante risate e soprattutto i grandi classici del suo repertorio: saranno questi gli ingredienti del nuovo show in cui Panariello racconta e si racconta ripercorrendo in una veste inedita anni di teatro, cinema e televisione.

Come si riassumono in un’ora e mezzo tutti questi anni da protagonista dello spettacolo?

“In realtà ho avuto un’intuizione superiore, voglio raccontare non solo la carriera ma tutta la mia vita. Dopo il lockdown avevo bisogno dell’abbraccio del pubblico, di fare una cosa intima, semplice e personale, quasi una chiacchierata. Così mentre scrivevo il libro dedicato a mio fratello Franco ho tirato fuori cose della mia vita e anche della mia infanzia che ho pensato di proporre al pubblico”.

Giorgio bambino prima di Panariello?

“Nello spettacolo racconto “La favola mia”, di quando vivevo coi miei nonni in Versilia, come è nata l’idea di fare questo lavoro e come sono nati i personaggi. Dove li ho conosciuti, che musica ascoltavo. Una cavalcata in luoghi e ricordi che avevo messo da una parte. Racconto di quando i miei zii mi portavano al mare da Mario il bagnino”.

Mario, ma anche tutti gli altri personaggi?

“Racconto del campanaro Merigo e di quando cominciai a imitarlo. Perché i miei sono personaggi che ho incontrato davvero e che ho iniziato a portare in scena a Vernice Fresca con Carlo Conti. In questo spettacolo c’è molta umanità e meno travestimenti”.

Pochi costumi, ma ci sarà Renato Zero?

“Racconterò come l’ho conosciuto e che reazione ha avuto Renato la prima volta che mi ha visto imitarlo. Ma anche come è nata l’idea di Naomo”.

Ma Panariello può essere anche Lello splendor, il pr, la signora Italia e la lista sarebbe lunghissima d’altronde sono decenni di spettacoli, c’è un personaggio più nel cuore degli altri?

“Il Vaia è quello che mi piace di più, mi diverte sempre perché è il fancazzista per eccellenza quello che sta al bar, che non lavora e non ha voglia di far nulla. Rido prima di dire le sue battute perché so che il pubblico riderà”.

Nell’estate della ripartenza dopo due anni di Covid che effetto fa tornare ad abbracciare il pubblico e farlo ad Arezzo da dove mancava da tanti anni?

“La scorsa estate avevo fatto qualche data ma ero preoccupato perché andare ad uno spettacolo comico con la mascherina era come fare l’amore con le mutande! La voglia di divertirsi della gente invece è stata superiore. Essere ad Arezzo mi rende felice come sempre quando faccio date toscane. Dai tempi di Torno sabato, sono stato in città per girare il film di Pieraccioni, «Un fantastico via vai””. Come dimenticare l’imprenditore che saliva e scendeva con un elevatore davanti al Caffè dei Costanti.

Da una pandemia a una guerra, far ridere diventa una bella responsabilità…

“Noi comici siamo virologi dell’anima e far ridere con tutto quello che succede è importantissimo. Nella storia i giullari sono sempre stati chiamati nei momenti di miseria, guerra e disperazione a risollevare le truppe. Ecco perché non ci sono riferimenti all’attualità nel mio spettacolo perché la gente deve staccare la spina. La risata è una medicina perciò mi presto sempre volentieri quando mi chiedono video messaggi da mandare a qualcuno che sta male o è in ospedale”.

Di cosa ride Giorgio Panariello invece?

“La cosa che mi fa ridere di più oltre i miei riferimenti comici come Benigni, è l’involontarietà, la cosa non preparata come quelle figuracce che tutti fanno prima o poi e che innescano situazioni grottesche”.