Denise Pipitone, accertamenti su una ragazza di Scalea

Secondo la segnalazione di un cittadino si tratterebbe proprio della bambina rapita nel 2004 a Mazara. La giovane non si è sottratta alle verifiche. Ora la Procura dovrà decidere se disporre l'esame del Dna

Denise Pipitone e la casa di Anna Corona, ex moglie di suo padre

Denise Pipitone e la casa di Anna Corona, ex moglie di suo padre

Scalea (Cosenza), 11 maggio - Si riaccende la speranza di trovare Denise Pipitone, la bambina scomparsa a Mazara del Vallo, l'1 settembre 2004, all'età di 4 anni. Dopo i continui colpi di scena delle scorse settimane ora spunta una nuova pista. I carabinieri di Scalea stanno infatti eseguendo dei controlli su una ragazza di 21 anni, di origini romene, che vive nella cittadina tirrenica di Scalea perché, secondo la segnalazione di un cittadino, si tratterebbe proprio di Denise. Secondo quanto si apprende, chi ha segnalato la somiglianza pare abbia riferito diverse circostanze che potrebbero fare ipotizzare la verosimiglianza di quanto riferito.

Per questo i carabinieri stanno procedendo ai controlli. La ragazza non si è sottratta alle verifiche e ha fornito i nomi dei genitori e altre informazioni utili a ricostruire il suo passato. Di tutto è stata informata la Procura della Repubblica di Marsala che dovrà decidere se procedere o meno ad effettuare la comparazione del dna. Intanto c'è il massimo riserbo negli ambienti investigativi sulla 19enne identificata nella caserma dei carabinieri di Scalea. La ragazza identificata viene dalla Romania, ma si è stabilita in Calabria da tempo. La giovane, che è stata ascoltata a lungo dagli inquirenti, nelle prossime ore potrebbe essere sottoposta all'esame del Dna.

Telefonata da campo rom

Soltato ieri è emerso un altro particolare che ha riportato le ricerche sulla pista rom: il 14 gennaio 2005 il papà naturale della bambina, Pietro Pulizzi, riceve una chiamata da una donna, partita da un campo rom di Marsala. Gli accertamenti fatti poco dopo in quel campo nomadi non porteranno a nessun risvolto nelle indagini, ma verrà scattata una fotografia alla donna che telefonò a Pulizzi. Dopo anni, per la prima volta, 'Mattino Cinque' ha messo a confronto l'immagine della donna del campo rom di Marsala, insieme alla foto scattata a Milano, nello stesso periodo, a una nomade che portava con sé una bambina molto simile a Denise Pipitone e che chiamava Danas (l'immagine era stata scattata da una guardia giurata ndr). La prima foto non è stata mostrata ai telespettatori del programma condotto da Federica Panicucci, mentre il secondo scatto è ormai conosciuto.

L'ispezione a casa di Anna Corona

Il 5 maggio scorso, in seguito a un'altra segnalazione i carabinieri della Scientifica di Trapani hanno effettuato un'ispezione in un appartamento che in passato è stato abitato da Anna Corona, l'ex moglie di Piero Pulizzi, padre naturale di Denise. Corona è la madre di Jessica Pulizzi, la ragazza finita sotto processo per il sequestro della sorellastra Denise ma poi assolta. Nell'appartamento, disabitato da circa un anno, i militari hanno cercato di accertare se, come rivelato da un anonimo, siano stati fatti dei lavori edili dopo il rapimento della bambina. Piantine catastali alla mano, i carabinieri hanno perlustrato l'appartamento per capire se su un muro ci siano segni di intonaco più recente o tracce di una stanza murata dove qualcuno ha potuto tenere nascosta Denise. Ispezionati anche una botola che porterebbe a uno scantinato nell'appartamento in questione e un pozzo.

Colpi di scena e depistaggi

A riaccendere i riflettori sulla scomparsa della piccola Denise, dopo anni di silenzio e battaglie solitarie della mamma della bambina, Piera Maggio, è stato l'appello sulla tv russa di Olesya Rostova, rapita da piccola e straordinariamente somigliante alla mamma di Denise fino alle dichiarazioni choc dell'ex pm Maria Angioni: "Abbiamo avuto grossi problemi. Abbiamo capito che dopo tre giorni tutte le persone sottoposte a intercettazioni già sapevano di essere sotto controllo". Angioni ha detto al programma ‘Ore 14’ su Rai 2: "A un certo punto, quando ho avuto la direzione delle indagini, ho fatto finta di smettere di intercettare e poi ho ripreso da capo con forze di polizia diverse, nel disperato tentativo di salvare il salvabile". La Angioni è stata ascoltata nei giorni scorsi come persona informata sui fatti per capire se ci siano stati depistaggi o errori nell'inchiesta. 

La scomparsa di Denise 17 anni fa

E' l'1 settembre 2004, quando la piccola Denise Pipitone scompare a soli quattro anni mentre si trova davanti a casa della nonna, intenta ai fornelli. Sono da poco passate le 12 e Denise rincorre un cuginetto, fa pochi metri, imbocca una traversa e sparisce nel nulla. Come inghiottita dalla terra. Le ricerche partono immediatamente. Piera Maggio indirizza subito le indagini sulla pista della vendetta familiare: Denise non è figlia di Toni Pipitone (marito di Piera Maggio) ma di Piero Pulizzi, sposato con Anna Corona, con cui ha altre due figlie. Dopo lunghe indagini la posizione della Corona viene archiviata, anche perché ha un alibi (era al lavoro al momento della scomparsa di Denise), mentre Jessica Pulizzi viene accusata del rapimento, rinviata a giudizio e sempre assolta. Parallelamente al fronte processuale si susseguono gli avvistamenti, in Italia e non solo, e ad ogni segnalazione si riaccende la speranza di trovare Denise.

Processo senza colpevoli: assolta la sorellastra

Ad aprile 2017 la Corte di Cassazione ha assolto in via definitiva Jessica Pulizzi, sorellastra di Denise, accusata del sequestro della bambina. I due processi precedenti a suo carico si erano già conclusi con una assoluzione. Secondo il Pg non c’erano elementi per dimostrare “che nei 15 minuti indicati come orario del possibile rapimento Jessica lo abbia compiuto”. Il 27 giugno 2014, il Tribunale di Marsala ha assolto Jessica Pulizzi dall’accusa di concorso nel sequestro della piccola Denise Pipitone, per mancanza di prove e per non aver commesso il fatto. La Corte d’Appello di Palermo, in data 12 ottobre 2015, ha confermato l’assoluzione. Erano stati chiesti 15 anni di reclusione. Il 19 aprile 2017 la definitiva assoluzione dall’accusa di aver rapito la sorellastra.