Addio a Tarabella, cantore e memoria del Forte

E' morto dopo un'emorragia cerebrale / LE FOTO DEI FUNERALI NELLA CHIESA DI SANT'ERMETE

Emilio Tarabella

Emilio Tarabella

Forte dei Marmi 2 settembre 2014 - Quella rara vivacità intellettuale lo rendeva un eterno ragazzo. Capace di attrarre i giovanissimi rapiti dalle sue molteplici passioni. Non ce l’ha fatta Emilio Tarabella e dopo il malore accusato venerdì pomeriggio mentre seguiva le prove dello spettacolo che avrebbe portato in scena, non si è più ripreso. L’emorragia cerebrale è stata fatale e a 92 anni lascia una scia indimenticabile di testimonianze della propria versatilità come scrittore, appassionato di musica, promotore di eventi ed esperto cineoperatore. Tutto questo era Emilio, abilissimo a trasmettere un’innata vitalità fino all’ultimo: proprio nei giorni scorsi si era commosso al concerto a villa Giulini dove dal coro dei bambini era stata intonata la sua canzone ‘Ponte di Forte dei Marmi’ eseguita proprio di fronte a Paola di Liegi Regina madre del Belgio. Nato ad Azzano nel 1922, si è trasferito subito a Forte dei Marmi ed ha svolto l’attività di macchinista nelle Ferrovie dal 1948 al 1980. Fin da adolescente ha mostrato una talentuosa inclinazione verso le varie arti: nel 1945 ha cominciato a suonare al Pizzo del Giannino, il locale da ballo che ha gestito per qualche anno col nome di Stella sul Mare. Poi è stato il primo a dar vita nella propria casa (ha abitato a lungo in via Barsanti e poi in via Piave) ad un moderno e pioneristico studio di registrazione dove ‘sfornava’ vinili a 78 giri (tra cui il primo disco inciso dall’allora sconosciuto Zucchero col gruppo Piano Verticale). Nel 1957 fu lui a inventare il festival del Miccio Canterino e ha partecipato fattivamente a spettacoli in vernacolo come lo Sprocco a Pietrasanta, la Rosa d’Argento a Seravezza, e la Canzonetta del Carnevale di Viareggio. Nei primi anni Settanta da giornalista e radiocronista è stato uno dei primi in Italia a realizzare uno studio mobile televisivo e fra i primi collaboratori annoverò il figlio e Paolo Barberi. Tantissime anche le sue pubblicazioni, l’ultima «Bè mì tempi» è del 2009. 

Tante le manifestazioni di affetto. «Era un ‘moto perpetuo’ — ricorda Antonio Meccheri — sono 60 anni che lo conosco e me lo ricordo quando da bambino lo andavo a sentire suonare la fisarmonica e poi ho avuto l’onore di organizzare con lui eventi di ogni tipo. Era un pozzo di scienza dove ogni fortemarmino ha attinto un qualcosa che senz’altro lo ha arricchito. Un uomo che ha sempre rifiutato i compromessi». Vivaldo Tonini lo etichetta come «poliedrico e genialoide». «Una vita in continua evoluzione — sostiene — senza mai arrestarsi di fronte al compiuto e all’ovvio e con la capacità di dialogare non su tutto ma su molti argomenti che interessano la conoscenza dell’uomo: e con la capacità di distribuire pillole di saggezza e di insegnamenti sulla vita quotidiana».«Abbiamo perso la persona più significativa rimasta al Forte e, forse, in Versilia — confida Giorgio Giannelli, altro personaggio storico locale — un grande ingegno. Ha dedicato tutta la sua vita al paese, scrivendo, filmando, parlando. Credo che sia stata la persona più intelligente, capace e soprattutto, onesta. Non ha mai voluto una lira del suo lavoro fatto esclusivamente per gli altri. Sul piano umano va ricordato il modo affettuoso e riconoscente dedicato nell’ultima parte della vita di sua moglie cui sacrificò notti e giorni per molto tempo». «Con lui se ne va un pezzo di Forte dei Marmi e delle sue tradizioni — è il saluto di Enrico Ghiselli — un uom che ha dato molto alla nostra comunità ed al quale molte generazioni devono essere riconoscenti per la creatività che ci ha donato fino all’ultimo giorno della sua vita».