Assassinio in Darsena, la moglie dell'omicida: "Mario sapeva essere anche molto cattivo e si approfittava di mio marito"

Parla la moglie di Nicola Guidotti: "E’ disperato per la bambina" / OMICIDIO IN DARSENA, "LI HO SENTITI LITIGARE: CREDEVO FOSSERO UBRIACHI" / FREDDA IL FRATELLO DOPO L'ENNESIMA LITE SUL LAVORO / LE FOTO DELLA TRAGEDIA

Barbara Caterini

Barbara Caterini

Viareggio, 22 giugno 2015 - Non ha ancora parlato a fondo con suo marito. Né l’ha potuto vedere se non per un attimo. "Era sconvolto", ha raccontato. Gli ha solo portato un cambio di vestiti in commissariato nella tarda serata di sabato, dove Nicola Guidotti - arrestato poche ore prima dopo avere ucciso il fratello Mario di fronte al ristorante "Mezzo Marinaio" - si trovava ancora i prima di essere trasferito al carcere di Lucca. "Mi immagino – dice la professoressa Barbara Caterini, dirigente scolastica dell’istituto comprensivo della Darsena e moglie di Nicola – in quale stato d’animo sia...".

Il legale di Nicola, l’avvocato Massimo Landi dice che è fuori di sé, che pensa alla famiglia, soprattutto alla figlia, non fa che ripetere il suo nome...

"E’ successo qualcosa di molto, molto grave. Una cosa incredibile. Il suo dolore è anche il mio ma per la bambina deve stare tranquillo: qualcuno le sarà sempre accanto. Sono momenti dolorosi per tutti".

Ma lei sa quali erano gli accordi fra Nicola e Mario nella gestione del ristorante?

"Sono fratelli, hanno lavorato a lungo assieme. Ognuno conosceva i pregi e i difetti dell’altro. Non credo che si sia molto da aggiungere. Posso solo dire che Mario era dipendente del ristorante visto che la società è intestata a Giancarlo Della Latta, il figlio della sorella di Mario e Nicola".

I suoi rapporti con suo cognato Mario?

"No, meglio che non dica niente. Preferisco non rispondere in questo momento...".

In che senso?

"Mario era una persona molto molto difficile. In certi momenti anche cattiva. Molto cattiva. Non pensava a quello che faceva. I soldi non gli bastavano mai perché li spendeva andando a giocare. Eppure sapeva benissimo qual era l’impegno giornaliero di suo fratello per mantenere la barca pari e per mandare avanti l’attività. Ovviamente quello che è accaduto non doveva succedere".

Ma quale può essere stata la scintilla per innescare un epilogo così drammatico?

"Non lo so. Posso fare delle congetture ma non è il mio compito: per le indagini ci sono gli inquirenti".

Come ha trascorso queste ultime ore?

"Rispondendo soprattutto al telefono: ho ricevuto tantissime chiamate di persone che mi chiedevano se era vero quello che avevano saputo e se avessi bisogno di qualcosa. Io e mia figlia non siamo sole. C’è chi ci è stato vicino e ci ha dimostrato di volerci bene con i fatti".

Nicola pensa ogni momento alla bambina, da tempo ha anche un tatuaggio con il nome sul braccio

"Lo credo: è sua figlia e stravevedeva per lei".

Giovanni Lorenzini