L’antica campana è un ferma porta. Così la città dimentica la sua storia

Per 250 anni aveva scandito i momenti cruciali della nostra comunità

L'antica campana oggi è un fermaporta

L'antica campana oggi è un fermaporta

Viareggio, 4 febbraio 2016 -  I SUOI RINTOCCHI hanno scandito il tempo e la vita dei viareggini per oltre 250 anni. Segnandone fortune, sventure e il destino. Dal lontano 1691, quando fu collocata in cima alla Torre Matilde: ogni ora i rimbombi cupi e forti parlavano ai primi abitanti di Viareggio che lottavano contro la malaria, le epidemie e il mare, non sempre generoso. Allertavandoli anche dagli attacchi dei pirati saraceni. E fu così per decine di anni a seguire, segnando l’inesorabile passare del tempo. Fino a metà del ‘900, quando fu accantonata in uno ripostiglio di palazzo municipale dopo lo smantellamente del piano sopraelevato della Torre.

ERA LA CAMPANA di bronzo fusa nel 1690 dall’artigiano Francesco Azzi, una campana di immenso valore storico e simbolico, riscoperta dallo storico di Viareggio Francesco Bergamini, che la fece collocare nella biblioteca comunale. E oggi, dinnanzi al menefreghismo generale, funge da fermaporta a pian terreno di Palazzo delle Muse per la biglietteria della Fondazione Carnevale. Coperta da un pannello informativo su treppiedi. Tra l’incurante via­vai di avventori, studenti e lavoratori. Un altro schiaffo a chi ha lottato per costruire e rendere grande Viareggio. «Ha segnato i grandi avvenimenti della città – spiega Giovanni Fornaciari, giovane architetto viareggino e appassionato di storia e cultura locale, che ha riscoperto per la seconda volta la campana dimenticata – come le radunanze pubbliche del ‘700 della neonata comunità di Viareggio che venivano segnalate scampanando ogni inizio agosto. E come la chiamata alle armi del 1798 contro l’invasione francese: il suonare a martello fece radunare 2mila viareggini armati che costrinsero alla ritirata i francesi, che ripiegarono su Massa».

E POI ancora la controrivoluzione del 1799, quando i rintocchi chiamarono la cittadinanza all’insurrezione contro la repubblica Cisalpina fondata da Napoleone: l’albero della libertà venne abbattuto e dato alle fiamme, assieme alle bandiere francesi e agli odiati simboli transalpini.

E in cima alla torre Matilde fu issata la bandiera della vecchia repubblica.