Verdini, gli incubi della sinistra

Il Direttore de La Nazione risponde ai lettori

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Firenze, 2015 - Caro Direttore,  tra gli ormai innumerevoli cambi di casacca avvenuti in Parlamento, sembra spesso passare un po’ in sordina quello del senatore Verdini. Eppure, diverse pagine potrebbero essere scritte su di lui. Tuttavia ora in Senato è lui che regge questa maggioranza e la stessa per proprio tornaconto non ha niente da obiettare.

Sergio Naldoni

 

Caro Naldoni, trovo singolare che la sinistra - e quando dico sinistra intendo sinistra - non riesca a fare politica senza immaginarsi sempre e comunque un nemico. Un Belzebù. Prima era Berlusconi, adesso è Verdini. Berlusconi era il male assoluto, un soggetto che riuniva in sé tutte le caratteristiche peggiori dell’italiano medio: arricchito in maniera discutibile, evasore fiscale, bugiardo, puttaniere e chi più ne ha più ne metta. L’opposizione a Berlusconi era e doveva essere etica prima che politica. Ora Berlusconi è morto - politicamente - e quindi il nemico è Verdini: bancarottiere, trafficone, bugiardo anche lui, oscuro manovratore di palazzo. E guai a fare patti con Belzebù. La politica diventa quindi non scelta, o al massimo delega dell’etica ai magistrati, che è peggio ancora.