«Io, perugina, entro nel tempio di Harvard»

Alessandra Pelliccia ammessa a pieni voti all’università numero uno al mondo

Il giorno della laurea

Il giorno della laurea

PERUGIA, 20 agosto 2015 - C’E’ UNA PERUGINA tra i quattro italiani ammessi nel tempio di Harvard. Si chiama Alessandra Pelliccia, ha 27 anni e frequenterà la Harvard Business School di Boston, nel Massachusetts. L’università numero uno al mondo, secondo la classifica annuale del Centre for world university rankings, da lunedì avrà un’allieva made in Perugia.

PER LEI due anni di Master in Business Administration (Mba), tra i più importanti programmi di specializzazione post laurea esistenti, in quella che è considerata la «fabbrica dei super-manager». Ottocento in tutto gli allievi selezionati dalla scuola economica di punta degli Stati Uniti d’America che ha aperto le porte anche ad altri tre italiani.

«E’ STATA durissima ma ce l’ho fatta», commenta Alessandra, diplomata al liceo scientifico «Galilei» di Perugia e laureata in Economia aziendale alla «Bocconi» di Milano. Un curriculum accademico di alto livello, proprio come il punteggio che si è guadagnata per riuscire ad entrare ad Harvard: 760, a fronte di una media che non supera la soglia di 720 punti. Un’occasione irripetibile per la giovane del «Cuore verde», che si è preparata per il test di ingresso a Dubai, dove ha lavorato fino a poche settimane fa come consulente manageriale per una multinazionale.

L’azienda come l’ha presa?

«Direi bene, considerato che ha deciso di sponsorizzarmi sostenendo interamente il costo del master, che è molto alto. Le società internazionali del settore investono spesso nel processo di crescita dei propri dipendenti. I miei datori di lavoro hanno fatto lo stesso, con l’accordo che alla fine degli studi tornerò nei loro uffici».

Prima di lei sui banchi del college di Boston si sono seduti l’ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush, l’ex sindaco di New York Michael Bloomberg e Jamie Dimon, artefice del successo della JP Morgan: che effetto le fa?

«È una gran bella soddisfazione. Consideri che solo il 12% dei candidati riesce ad ottenere un posto».

La procedura è rigorosa?

«Molto. Ho iniziato a prepararmi a gennaio del 2014 per il primo test attitudinale ‘Gmat‘, che si fa online e dura 4 ore. Poi il percorso è andato avanti tra formulari, saggi e domande di carattere personale per dimostrare doti e capacità. Sempre online e in lingua inglese».

E poi?

«Una volta superata questa fase, si passa al colloquio orale con gli ufficiali dell’università. L’esito positivo mi è stato comunicato lo scorso dicembre».

Come si è preparata?

«Da sola, senza tutor nè corsi specifici, studiando nel week end e nelle pause dal lavoro. Ma determinante ai fini dell’ammissione è stato anche il mio percorso di studi e professionale».

Nella sua valigia per gli Usa cosa non mancherà?

«Un cappotto in cashmere rigorosamente umbro. Mi servirà nel freddo inverno di Boston, e mi darà modo di mostrare agli americani la qualità della nostra artigianalità».

A chi si sente di dire «grazie»?

«Al mio professore di italiano del liceo. È lui che mi ha insegnato a guardare oltre, ad essere curiosa e a puntare sempre in alto».

Chiara Santilli