"Offese omofobe allo studente", parte la denuncia della famiglia al docente

«Essere gay è una brutta malattia» guardando fisso lo studente. Da lì un botta e risposta tra i due culminato con l'aggressione: calci e pugni al ragazzo da parte del professore

No all'omofobia

No all'omofobia

Roma, 16 novembre 2014 - Insultato e picchiato a scuola. Non dai compagni, ma da un professore. L'episodio, avvenuto la settimana scorsa durante una lezione, è stato denunciato alla polizia dai genitori dello studente vittima di offese omofobe, un 14enne che frequenta un istituto della provincia di Perugia. E ha sullo sfondo le polemiche sollevate dalla lettera inviata dall'Ufficio Scolastico della Diocesi di Milano agli insegnanti di religione con l'invito a segnalare le scuole dove si trattano o vogliono trattare temi legati alla omosessualità. «La nostra posizione non implica alcuna omofobia», ha assicurato l'arcivescovo di Milano Angelo Scola, ma i fatti di Perugia dimostrano che la questione ha confini ben più ampi. Secondo il racconto dello studente umbro, confermato da tre compagni di scuola, durante la lezione il professore, passeggiando per l'aula - secondo quanto riferisce il Giornale dell' Umbria - avrebbe detto: «Essere gay è una brutta malattia» guardando fisso lo studente. Da lì un botta e risposta tra i due culminato con l'aggressione: calci e pugni al ragazzo da parte del professore. Dopo qualche iniziale titubanza, lo studente ha riferito l'accaduto prima ad altri compagni di scuola, poi ai genitori, che lo hanno accompagnato in ospedale. Proprio in base alla segnalazione dell'ospedale che ha curato il ragazzo, la polizia ha avviato i primi accertamenti, cui sono seguite indagini a riscontro della successiva denuncia nei confronti del docente presentata dal legale della famiglia del ragazzo. ​Nel frattempo, come misura di cautela, lo studente è stato spostato di sezione. Indignazione da parte di Equality Italia che chiede l'intervento del ministro Giannini. «Se le ricostruzioni del fatto fossero confermate - afferma il presidente dell'associazione Aurelio Mancuso - si tratterebbe di un fatto gravissimo e dovrebbero immediatamente intervenire il ministro Giannini, le istituzioni nazionali e locali, i sindacati della scuola». «È in atto una generale campagna d'intimidazione nella scuola italiana che - osserva Mancuso - vuole ricacciare nella clandestinità studenti e insegnanti omosessuali, che vuole schedare istituti colpevoli di promuovere una cultura del rispetto delle differenze e del rifiuto delle discriminazioni. Il ministro Giannini deve svegliarsi e, al netto delle dichiarazioni di prammatica, dire chiaramente come intende difendere il pluralismo, l'integrità e la dignità delle persone omosessuali nella scuola italiana».