Medici e precari, scatta la rivolta. "Contratto al palo e poche risorse"

Una giornata di sciopero: «Si lavora in condizioni disagiate»

I medici in sciopero hanno spiegato le ragioni della loro protesta

I medici in sciopero hanno spiegato le ragioni della loro protesta

Perugia, 13 dicembre 2017 - «Senza i medici restano solo i miracoli», si legge su una delle locandine appese a Palazzo Cesaroni, in occasione dello sciopero nazionale di 24 ore indetto per protestare contro l’impoverimento della sanità pubblica e i ritardi nella stabilizzazione del precariato. Anche i camici bianchi e dirigenti sanitari dell’Umbria hanno aderito. Una scelta sofferta ma necessaria, sostengono i sindacati di categoria in conferenza stampa, per attirare l’attenzione su un settore che si sente sempre più abbandonato. «Stiamo scioperando per i cittadini», ripetono con forza. In ballo non c’è solo il rinnovo del contratto fermo ormai da 8 anni, ma la necessità di tornare a investire sul sistema sanitario.

«Negli ultimi 3 anni abbiamo perso 9mila unità tra medici, veterinari, biologi, chimici e infermieri», sottolinea Giovanni Lo Vaglio, segretario regionale della Federazione veterinari e medici (Fvm) e coordinatore dell’intersindacale medica dell’Umbria. «Fra poco – continua – avremo un esodo massiccio perché l’età media dei colleghi supera i 55 anni. C’è chi arriva a 65 anni e deve garantire servizi h24 in condizioni disagiate, con centinaia di ore in più non retribuite e decine di ferie non godute arretrate».

Gli effetti del sottofinanziamento e la mancanza di risorse adeguate per garantire il turn over si ripercuotono sugli utenti: «Avremo più posti letto in corsia, liste di attesa più lunghe e una minor efficacia dei controlli nella filiera agroalimentare per quanto riguarda i servizi veterinari», dice Lo Vaglio. C’è poi la piaga del precariato che in Italia tocca quota 14mila unità, mentre nel ‘Cuore verde’ è difficile da contabilizzare. Le storie però parlano chiaro. Come quella di David Giannandrea, 34 anni, medico neurologo all’ospedale di Branca, precario da 3 anni: «Il primo ‘imbuto’ – dice – si crea con l’accesso alle scuole di specializzazione. A fronte di 15mila partecipanti ci sono stati solo 6mila posti». La tentazione di scappare all’estero è forte, ma il desiderio di restare prevale. «Siamo tutte persone molto qualificate, con dottorati e specializzazioni», aggiunge Fausto Scoppetta, 32 anni, veterinario all’Istituto zooprofilattico Umbria-Marche, da 6 anni precario. «Chiediamo di essere assorbiti dai nostri enti con un ruolo che riconosca il nostro percorso formativo».