Ast, in 20mila a Terni da tutta l'Umbria per difendere l'acciaieria. Fischi a Camusso e Angeletti

Dalle 9 alle 11.40 la città dell'acciaio invasa da lavoratori e manifestanti che si oppongono al piano industriale di ThyssenKrupp con 537 esuberi e il taglio del contratto accessorio. Nessun disordine, ma tensione comunque alta VIDEO DELLA CONTESTAZIONE di Andrea Fabbri

Un corteo dei lavoratori dell'Ast a Terni (Pianetafoto)

Un corteo dei lavoratori dell'Ast a Terni (Pianetafoto)

Terni, 17 ottobre 2014 – Una invasione. Pacifica, come al solito, ma comunque “calda”. Dopo dieci anni dall'ultima, grande manifestazione popolare per il “salvataggio” delle acciaierie di Terni, quella per evitare la chiusura del reparto Magnetico nel 2004 (reparto poi chiuso l'anno seguente), stamattina, di nuovo, tutta la città di Terni e tutta l'Umbria sono scese in strada per difendere posti lavoro, dignità e storia. Qualcuno ha parlato anche di difesa di futuro, ma su questo i dubbi restano. E ne è prova la sostanziale inconsistenza della manifestazione odierna. Che al di là della massiccia partecipazione di lavoratori, cittadini e istituzioni con oltre 20mila presenze, a livello di contenuti non ha offerto un granché a parte duri attacchi al Governo sopratutto da parte sindacale Cgil.

Che i lavoratori di Terni, sia operai delle acciaierie sia dipendenti delle ditte esterne impegnate in Ast, si aspettassero qualcosa in più ne sono prova i fischi con i quali sono stati accolti gli interventi sia di Luigi Angeletti, segretario nazionale della Uil, sia Susanna Camusso segretario generale della Cgil.

Proprio per la Cgil, che ha definito la manifestazione “enorme” i fischi venivano da “un gruppo di persone estranee al sindacato ed estranee alla vertenza”. Il suono era comunque così esteso che è stato impossibile, per chi era in piazza, localizzare con precisione il gruppetto di presunti facinorosi.

Chi non ha preso fischi, ma un autentico boato di consensi quando rivolto al Premier Matteo Renzi ha detto “se dopo Assisi venivi anche a Terni l'aria dell'acciaieria ti avrebbe fatto bene” è stato uno degli operai dello stabilimento siderurgico che rischiano il posto.

La manifestazione di oggi è stata uno sciopero generale di 8 ore di tutti i settori produttivi, fatta eccezione per il settore del pubblico impiego cui non è stato permesso di scioperare per mancanza dei 10 giorni di preavviso obbligati dalla legge. Tuttavia i dipendenti pubblici di ogni amministrazione liberi dal servizio sono comunque scesi in strada accanto agli operai dell'acciaieria, in 537 in mobilità dallo scorso 9 ottobre. C'era una delegazione del comando provinciale dei vigili del fuoco con tanto di striscione; c'erano gli immigrati sotto le insegne dell'Arci; c'erano gli studenti di tutte le scuole ternane; i lavoratori del mondo della cooperazione sociale; c'era una delegazione della Marci della Pace che domenica sarà dedicata anche alla vertenza Ast; c'era tutta la Confartigianato, la Confcommercio, la Confesercenti e tanti, tanti altri. C'erano anche molti sindaci dei Comuni umbri, con il sindaco di Perugia, Andrea Romizi in testa accanto al sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo e alla presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini. Stilare un elenco completo è impossibile.

Stranamente rispetto alle previsioni tutta la manifestazione è durata poco più di due ore e mezza. Iniziata alle 9.20 si è conclusa alle 11.40 con le ultime parole del discorso del segretario generale Susanna Camusso. Altra deroga alla consuetudine: dal palco centrale non hanno parlato i rappresentanti degli enti locali che eppure ieri pomeriggio avevano avuto un importante incontro a Palazzo Chigi sul tema Ast.

Cosa ne è venuto fuori da una manifestazione così imponente? A parte un duro attacco al Governo Renzi “incapace di dire quali politiche di sviluppo industriale intende adottare per l'Italia” e a continui appelli per una massiccia partecipazione allo sciopero generale della Cgil del 25 ottobre prossimo, poche cose di sostanza. Ad esempio non è stato approfondito quanto emerso, sembra, ieri, dall'incontro presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, ovvero la possibilità che il Governo riconvochi a breve sindacati e azienda per avviare una nuova stagione di dialogo. Ma quando? Su quali basi? Di questo non si è parlato.

"Abbiamo bisogno che il governo di questo Paese decida da che parte stare, non servono arbitri che medino tra noi e la controparte, serve invece un governo che dica da che parte sta e difenda gli interessi dei cittadini" ha detto il leader della Uil, Luigi Angeletti. "In piazza c'e' il popolo, il governo deve saperlo - ha sottolineato - Non e' possibile che solo in Italia le multinazionali dettino al governo cosa si deve fare. Non accetteremo la perdita di produzione e di posti di lavoro". Chi governa, dice ancora Angeletti, "non lo può fare a prescindere dagli interessi degli italiani. non ci interessano gli attacchi del governo ai sindacati, ce ne siamo fatti una ragione. Ci interessa invece che il governo pensi a milioni di lavoratori che hanno il diritto di avere un presente ed un futuro".

"Da Terni a Taranto, forse il governo non si è accorto che tutta la siderurgia è in grande difficoltà – ha invece esordito Susanna Camusso - A tutti i metalmeccanici diciamo che sarebbe bene andare allo sciopero generale del settore. Al governo diciamo - aggiunge - che non c'e' una politica industriale per il Paese se non c'e' una politica della siderurgia, un'idea del settore, una siderurgia che funzioni".

"Vogliamo dire al governo - ha proseguito la Camusso riferendosi alla riapertura del tavolo a Palazzo Chigi sull'Ast di Terni, della quale, come detto non è stato specificato molto - che a quell'incontro ci andremo con tutti i lavoratori dell'acciaieria, che la trattativa si farà con i lavoratori". Per la leader Cgil "la convocazione delle parti non può significare che il governo si limiti ad ascoltare l'azienda. Speriamo che Renzi abbia ricordato alla Merkel che la Thyssen con lo stabilimento di Terni di ha guadagnato".

A Confindustria la Camusso ha chiesto “perche' non sostiene il futuro della produzione industriale di questo Paese". E rivolgendosi al governo, la leader Cgil ha detto ancora: "La dara' anche alla Ast la riduzione dell'Irap? E invece di dire che dà alle aziende la facoltà di licenziare, dovrebbe dire cosa vuol fare per mantenere l'industria nel nostro Paese. Perché il governo non chiede all'Ast di fare contratti di solidarietà? Sarebbe uno strumento per sostenere una fase di ampliamento del piano industriale mentre sembra invece prevalere l'idea del progressivo smantellamento dell'acciaieria. Noi non lo permetteremo" .