Morto Umberto Eco, il dolore di Firenze: "Che emozione il pendolo nel Duomo"

Il grande scrittore era legato alla Toscana. Il cordoglio di Rossi: "Ha insegnato il rispetto per la cultura"

2005: Eco a Firenze all'inaugurazione dell'istituto di Scienze umanistiche(Press Photo)

2005: Eco a Firenze all'inaugurazione dell'istituto di Scienze umanistiche(Press Photo)

Firenze, 20 febbraio 2016 - La morte di Umberto Eco lascia un grande vuoto nel mondo della cultura a livello mondiale. Un dolore che attraversa anche Firenze e la Toscana anche per un  legame particolare che il semiologo, filosofo e scrittore nato ad Alessandria aveva con il capoluogo toscano. A Firenze, infatti, aveva insegnato alla facoltà di architettura e, oltre alle numerose visite in città, a Firenze è legato un momento molto emozionante come la ripetizione dell'esperimento del "Pendolo di Foucault" nella cattedrale di Santa Maria del Fiore, in occasione dei 700 anni dall'inizio della costruzione della chiesa. Un grande evento che si svolse il 19 giugno del 1997 davanti a ottomila persone.

L'esperimento, fatto per la prima volta nel 1851 a Parigi (nel Panthéon) dal fisico Léon Foucault (con un grande pendolo sferico: un cavo di oltre 60 metri al quale era attaccata una sfera di 28 kg) serve a dimostrare il movimento di rotazione della Terra. Eco rimase affascinato dalla scoperta del "Pendolo di Foucault" al Conservatoire di Parigi quando aveva 20 anni: "Tra noi nacque subito un legame cosmico - raccontava lo scrittore - il segreto del fascino del pendolo è che questa esperienza è straordinaria e allo stesso tempo semplicissima. Va dritto come un fuso e non si muove mai. Quel punto lassù è l'unico punto dell'Universo e quel punto fisso può essere ovunque". Nel 1988, poi, pubblicò il suo secondo romanzo (doopo il successo travolgente de "Il Nome della Rosa") intitolato proprio "Il Pendolo di Foucalt", con chiari richiami proprio all'esperimento e al suo significato. 

Sempre nella cattedrale di Santa Maria del Fiore, lo stesso esperimento era stato fatto pochi anni dopo quello di Foucault, nel 1866 da Giovanni Antonelli e Filippo Cecchi dell'’Osservatorio Ximeniano. 

Il presiden te della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha voluto ricordare con un post su Facebook lo scrittore e filosofo scomparso:  "Umberto Eco io l'ho amato per il suo 'Come si fa una tesi di laurea' e, ovviamente, per 'Il nome della rosa'. E' stato un grande professore, capace di insegnare il desiderio dello studio e il rispetto per la cultura. E' stato anche un intellettuale impegnato, soprattutto contro la volgarità della politica".