Infermiere pediatrico

Educazione alla sanità

IPASVI - Martina Raffi

IPASVI - Martina Raffi

Questa figura professionale è il tramite tra tutti coloro che assistono il bambino La professione dell’infermiere pediatrico è stata sottoposta a numerosi cambiamenti sociali, normativi e lavorativi, e questo comporta numerose sfide da affrontare. Ne abbiamo parlato con Martina Raffi (nella foto sotto), infermiera pediatrica all’Ospedale Meyer di Firenze.

Nei casi di cronicità quanto è importante istruire e informare i caregiver? «Le nuove scoperte tecnologiche hanno permesso a bambini affetti da patologie croniche una qualità di vita migliore. Questo ha richiesto un adattamento dei percorsi assistenziali. Un esempio sono i bambini affetti da diabete di tipo 1, da fibrosi cistica, da talassemia, ma anche da patologie tumorali, che necessitano di percorsi specifici, per coinvolgere in maniera attiva i genitori e i caregiver (per esempio gli insegnanti). Per questi motivi il ruolo educativo e relazionale dell’infermiere pediatrico è fondamentale».

In queste situazioni quanto conta il sostegno dell’infermiere pediatrico? «Moltissimo. Diventa il tramite tra tutti gli operatori coinvolti nell’assistenza al bambino (come il medico, lo psicologo, le insegnanti, la famiglia) perché attua, coordina gli interventi stabiliti e le strategie mirate per risolvere e considerare i problemi sociali e psichici del bambino e della famiglia. E “gioca una partita” molto importante anche per la catena della sopravvivenza pediatrica: l’educazione alla prevenzione è fondamentale e può fare la differenza per evitare incidenti frequenti, come quelli domestici. Per un’educazione sanitaria efficace e una maggiore sensibilizzazione sarebbe importante valorizzare ancora di più il ruolo dell’infermiere pediatrico di famiglia e comunità».

Cosa fare in caso di soffocamento da corpo estraneo? «In questo caso l’esordio è improvviso, di solito si ha durante l’assunzione di cibo o durante il gioco con oggetti di piccole dimensioni. Occorre incoraggiare il bimbo a tossire, ma a volte la tosse può risultare inefficace. In questo caso nel lattante o bambino cosciente si possono dare dei colpi interscapolari dopo aver chiamato aiuto. Il soccorritore esperto può eseguire delle compressioni toraciche nel lattante e addominali nel bambino. Una posizione utile nel caso di bambino incosciente che respira autonomamente è quella laterale».