Il lento declino del Pd senese. Addio anche alla festa dell’Unità

Niente Fortezza, né centro storico: solo qualche serata nei circoli

FINE DI UN’EPOCA Addio alle tavolate e alle cene in Fortezza Il Pd quest’anno rinuncia alla Festa dell’UnitàBEI TEMPI Gente in piede a un dibattito alla festa dell’Unità in Fortezza Oggi il Pd non ha più né i soldi né la forza per organizzare un simile evento, ci si accontenta di qualche serata nei circoli

FINE DI UN’EPOCA Addio alle tavolate e alle cene in Fortezza Il Pd quest’anno rinuncia alla Festa dell’UnitàBEI TEMPI Gente in piede a un dibattito alla festa dell’Unità in Fortezza Oggi il Pd non ha più né i soldi né la forza per organizzare un simile evento, ci si accontenta di qualche serata nei circoli

Siena, 18 luglio 2015 - QUANDO nel 1993 l’allora assessore alla cultura Omar Calabrese ventilò la possibilità di un addio alla Fortezza per la Festa de L’Unità, il passo sembrò tanto storico quanto di difficile realizzazione: infatti, per venti anni non se ne fece di niente. I bastioni e il piazzale continuarono a essere occupati per tutto il mese di agosto da ristoranti, stand, dibattiti e concerti.

Quello spiazzo vitale, ma sottoutilizzato a due passi dal cuore della città, da sempre al centro del confronto culturale e urbanistico (basti pensare al progetto poi abortito dell’auditorium di Alvar Aalto, datato 1965), non sembrava potesse avere altra destinazione possibile. Troppo essenziale per le casse del Pci-Pds-Ds-Pd, troppo importante come simbolo di egemonia e potenza organizzativa del partito. Ancora nel 2013, esponenti istituzionali e politici ai massimi livelli sfilavano ogni giorno in quell’area, dall’8 al 25 agosto.

SAREBBE stata l’ultima volta, perché lo scorso anno si è ripiegato all’ultimo momento su una formula leggera, in linea con il cambiamento di pelle del partito nell’era renziana: addio Fortezza, spazio a una festa diffusa in città, punto di caduta morbido nell’intento di non troncare troppo nettamente con un passato tanto ingombrante. Ma anche il compromesso è durato poco.

Quest’anno, salvo sorprese e cambi di rotta dell’ultima ora, a Siena città non si svolgerà alcuna Festa democratica, nemmeno in formato bonsai.

Abbandonata senza colpo ferire la Fortezza, pare tramontata del tutto anche l’idea degli appuntamenti sparsi nei vari luoghi della città. Niente di niente, cioè, quasi a rappresentare plasticamente la fine di un’era. Da Guazzino a Bettolle, da Abbadia San Salvatore a Poggibonsi: ufficialmente sono tredici le feste democratiche censite in provincia di Siena, a macchia di leopardo. Ma non nel capoluogo, dove sembra che l’indicazione rivolta ai circoli territoriali sia stata quella di sforzarsi per organizzare qualcosa in autonomia. Serate politico-gastronomiche per testare ancora la capacità attrattiva del partito sul territorio, ma niente di più organico.

UNA RIVOLUZIONE epocale, il segno della profonda mutazione genetica di un partito che, quasi per colmo del paradosso, non riesce più a organizzare la propria festa ma continua a mietere consensi intorno al cinquanta per cento dei votanti. E che peraltro sta cercando faticosamente di ritrovare una strada unitaria, dopo i fuochi d’artificio che hanno accompagnato le elezioni regionali, con una conferenza programmatica del Pd cittadino che alimenti almeno il dialogo politico interno.

Il prossimo appuntamento è in programma mercoledì 22 alle 18 al Circolo “Logge del Papa”, per parlare di cultura con il sindaco di Firenze Dario Nardella e con Pier Luigi Sacco, già direttore della candidatura per Siena 2019. Una serie di incontri suggerita dal segretario regionale Dario Parrini, con l’intento di smussare e magari riuscire a conciliare le spigolosità emerse nel partito. Per ora ha avuto l’effetto di sospendere le animosità, anche se sembra più una tregua armata che un vero accordo di pace.