Ranieri e la Toscana, grande amore. "Fra questi colli torno bambino" / FOTO e VIDEO

Il tecnico del Leicester cittadino onorario di Castelnuovo Berardenga

Claudio Ranieri cittadino onorario di Castelnuovo Berardenga, Siena (foto Lazzeroni)

Claudio Ranieri cittadino onorario di Castelnuovo Berardenga, Siena (foto Lazzeroni)

Castelnuovo Berardenga (Siena), 14 giugno 2016 - Le case sono come i grandi amori, una questione di coincidenze che vanno a incastrarsi in maniera inaspettata. Ma perfetta. Così non può che sembrarti perfetto Claudio Ranieri, con la giacca di lino chiaro e lo sguardo sfuggente da ragazzino insicuro più che da eroe mondiale, in questo acquerello toscano che è Castelnuovo Berardenga e che 17 anni fa ha scelto come rifugio. "Molto più che un posto di vacanza. Molto di più". Castelnuovo Berardenga, venti minuti da Siena, gioiello di casali in mattoni rossi e filari di cipressi a digradare dolcemente sul colle che sorregge il paese, come cartolina impone. Ieri gli hanno conferito in pompa magna la cittadinanza onoraria. E lui, che con la vittoria del suo Leicester – contro ogni pronostico, contro lo stesso buonsenso – si è trasformato nel principe col cavallo bianco della favola dello sport moderno, quel riconoscimento se lo è andato a prendere con lo stesso placido sorriso con cui la sera, dice, si beve «un bicchiere di Chianti, quello buono»: occhi socchiusi sul tramonto, sopra le viti che circondano la sua tenuta di San Gusmè.

Per l’occasione le hanno pure regalato un bottiglione da 5 litri.

"Regalo graditissimo".

Lo accompagna col cinghiale?

"Mica male...".

Qui lei è in fuga dallo stress del troppo successo.

"Al contrario, giuro. Io sono stressato solo quando non lavoro".

E allora come fa, si porta il lavoro anche quassù?

"Oddio no, proprio no".

Però qualche collega dall’Inghilterra verrà di certo a trovarla.

"Venne Abramovič tempo fa, il presidente del Chelsea. Restò una settimana".

Ed è stato bene?

"Era incantato".

Gli stranieri vanno pazzi per i colli senesi.

"Come non potrebbero? Ci vado pazzo anche io".

Eppure qui è così diverso dal Testaccio della sua infanzia...

"Non poi troppo. Perché quando vengo mi succede una cosa strana davvero. E non è facile da capire, se non la si prova. Il fatto è che essendo io un po’... un tipo... ".

Timido?

"Schivo. Riservato. Ecco: queste colline sono come me".

Silenziose, garbate.

"Sì, come la parte più profonda e più vera di me, come l’infanzia".

Un colpo di fulmine?

"In un certo senso. Quando comprai era il 1999".

Due anni dopo la fine dell’avventura con la Fiorentina.

"Precisamente".

Sia sincero: preferisce Firenze o i fiorentini?

"Domanda scomoda" (ride, ndr).

Eh, immagino.

"La verità è che amo entrambi. Anzi, di più. C’è una cosa proprio vera, e ci tengo a dirla visto che siamo in tema".

Che cosa?

"Che quegli anni sono stati formidabili. ’93-’94: la vittoria in B, lo ricordo come fosse ieri. E ci fu anche la Coppa Italia... Era il ’96".

Le brillano gli occhi.

"È stato bello. Bello".

È il momento d’oro dei toscani anche nel calcio: tre allenatori nei primi tre posti in Serie A. Allegri, Sarri, Spalletti.

"Vero. Sono bravi".

Possiamo dire che è un po’ toscano anche lei?

"Possiamo".

E di Mourinho, che dire?

"In che senso?".

Beh, com’è che aveva commentato prima del Leicester? Che lei “ha vinto solo una piccola coppa“. Magari ora questi colli farebbero bene anche a lui, è sempre così teso...

"Ah, ma lui non ne ha bisogno. Lui è un tipo rilassatissimo così com’è. Glielo assicuro io".