Branco di lupi assalta allevamento: "Basta, non ha senso continuare"

Raid a San Casciano dei Bagni: l'imprenditore vittima getta la spugna

Giovani lupi

Giovani lupi

Siena, 19 aprile 2015 - E’ esasperato e arrabbiato Mario Mori, l’allevatore di San Casciano dei Bagni che ieri mattina ha subito l’ennesimo attacco da parte dei lupi. E torna di stretta attualità un problema ormai annoso in tutta la nostra provincia. L’episodio. Erano in quattro e hanno fatto fuori un vitellino appena nato e la sua mamma, una mucca di razza chianina che si stava riposando riversa sul manto erboso dove aveva partorito. I lupi, furbi e attenti, hanno aspettato questo momento per attaccare e il colpo è andato a segno.

A dare l’allarme è stato un cercatore di funghi che , passando , ha assistito al finale del cruento attacco. Ha provato a scacciarli, tre se ne sono andati ma il capo branco gli si è rivoltato contro e ha avuto paura. Mario Mori (dell’azienda Società Agricola Fratelli Mori) non ce la fa più, è esausto e non ce l’ha con i lupi, ma «ce l’ho – spiega Mori – con un sistema, a capo la Regione Toscana, che non protegge assolutamente gli imprenditori e i loro ingenti sforzi per andare avanti, anzi, stanzia soldi per il piano di sopravvivenza del lupo». L’allevatore senese non è nuovo a questo tipo di esperienza. Nel 2013 ha chiuso il suo allevamento di pecore perché in un anno e mezzo i lupi ne hanno ucciso ben settanta.

Nel 2012 il peso della neve fece crollare il tetto della stalla che annientò completamente l’allevamento della chianina e ha dovuto sborsare ben mezzo milione di euro per tirare su di nuovo la stalla, oltre a ripartire con un nuovo allevamento di circa 130 capi che ha già cominciato a decimarsi. Nel 2014 i lupi hanno fatto fuori altri vitelli, in primavera ed estate quando sono al pascolo per essere partoriti. Mario Mori a suo tempo mise una taglia di 1000 euro sui lupi, vivi o morti e dice che lo farà di nuovo. Non solo. «Questa volta – afferma – vado oltre e se becco il lupo, vivo o morto, andrò io stesso a portarlo in Regione, dove non si rendono conto di quello che succede, stanno negli uffici e basta».

E’ distrutto e non se la sente più di ricominciare sempre da capo. « Dovrò licenziare due persone – aggiunge – perché l’attività così subisce continue perdite e non ho mai ricevuto nessun indennizzo per i danni, solo spese, ma non mi piango addosso, perché il mio lavoro è fare l’imprenditore e non voglio l’elemosina, voglio che chi lavora sia protetto dalle Istituzioni, verso le quali farò rivalsa perché paghino danni materiali e morali». Una soluzione? «Che facciano un parco come nel Gran Sasso – suggerisce – con dentro tutti i lupi che vogliono proteggere e per pasto pecore e mucche a spese dello Stato e non dei privati imprenditori».

Fabrizio Calabrese