Condotta del gas affiora nel fiume. Torna l’allarme erosione sul Magra

Dopo le sponde imbottite di rifiuti, la tubatura spuntata a S. Stefano

Una veduta del fiume Magra

Una veduta del fiume Magra

Santo Stefano Magra - 14 maggio 2016 - Non è un tronco d’albero che galleggia a filo d’acqua, circondato dalla curiosità dei pesci. La lunga linea che taglia il fiume da una sponda all’altra è un tubo del metanodotto che dalla piana di Vezzano, al confine con Ponzano, arriva nello spezzino percorrendo svariati chilometri. Una condotta di gas interrata anni fa quando ancora le sponde del Magra erano puntellate dalle arginature e adesso riaffiorata, pericolosamente, nella sua assoluta debolezza. Non è difficile pensare a cosa potrebbe accadere se un piena travolgente come quella del 2011 dovesse arrivare a valle trasportando tronchi e fango. Quel tubo avvolto dal cemento verrebbe spazzato via come è accaduto per argini e ponti con conseguenze non certo benefiche. La tubatura per anni non è stata visibile perchè scavata sotto il letto del Magra ma la forza dell’acqua ha completamente modificato l’assetto fluviale e sgretolato le coperture. E così da qualche tempo quello strano tubo che attraversa il fiume è spuntato. Non è comunque facile da notare proprio perchè la zona è immersa nella boscaglia anche se nelle vicinanze è attivo un centro di addestramento cani e soprattutto il problema è all’interno di un’area protetta dell’ente Parco di Montemarcello Vara.

LE alluvioni oltre che danni da qualche tempo stanno scoprendo problematiche pesanti: dai tralicci dell’alta tensione ormai scalzati e costretti a poggiare le basi a filo dell’acqua, alle montagne di rifiuti emerse nella zona di Boettola sotterrate chissà quanti anni fa. E adesso emerge un tubo, collegato alla centrale di smistamento sommersa dai cespugli. La “casa” di cemento che alimenta la condotta è avvolta dai rovi e anche in questo caso basterebbe una distrazione di un mozzicone acceso per causare chissà quale pericolo. L’ultima inquietante scoperta è stata segnalata da un frequentatore della zona, un abitante di Ponzano che il fiume lo conosce palmo a palmo e ogni giorno accompagna il cane in una passeggiata. Affacciandosi ad ammirare lo spettacolo naturale che il volo di germani e i salti dei pesci ancora sanno offrire ha buttato l’occhio oltre la sponda sgretolata. «Sul principio sembrava davvero un albero – spiega – anche perchè l’acqua non era limpida. Poi qualche giorno dopo l’immagine si è fatta nitida. Un tubo di quelle dimensioni è un pericolo, in una piena come quella di qualche anno fa verrebbe tranciato di netto in un istante».