Malato di Sla dimenticato in barella. "Undici ore? Tempo medio normale"

Pronto soccorso, il direttore: "Se mancano posti letto non è colpa mia"

Pronto soccorso

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Prato, 29 novembre 2017 -  «A DUE ORE dall’arrivo del paziente al pronto soccorso erano già arrivate tutte le risposte degli esami e anche la diagnosi con la richiesta di ricovero. La mancanza dei posti letto? Non è colpa mia. La domanda dovrebbe essere girata alla direzione dell’ospedale». Simone Magazzini, direttore del pronto soccorso del Santo Stefano, ha già ricostruito quello che è successo mercoledì scorso quando alle sei del mattino è arrivato un paziente di 76 anni, affetto da Sla, che lamentava dolori al petto.

L’ANZIANO – non più autosufficiente – è rimasto per undici ore su una barella in preda a dolori fisici insopportabili, tra lacrime e lamenti, tanto da scatenare la reazione della figlia Chiara Gori, che ha preso carta e penna scrivendo una lettera indirizzata a rappresentanti politici in Regione, al capogruppo Fi, Stefano Mugnai, all’assessore alla Salute Stefania Saccardi e al presidente della commissione Sanità Stefano Scaramelli. Magazzini difende l’operato del pronto soccorso e rimanda al mittente le accuse spiegando che il paziente è stato trattato con le cautele di cui il caso necessitava. «Undici ore di attesa rappresentano un tempo complessivo ‘normale’ rispetto al periodo dell’anno in cui ci troviamo – aggiunge Magazzini – La presa in carico del paziente è stata pressoché immediata, come da protocollo trattandosi di una persona affetta da patologia grave. C’è da tenere presente che ricoveriamo in area medica l’8% delle persone che arrivano al pronto soccorso e che non esistono corsie preferenziali. Non faccio discriminazioni: in quell’8% ci sono per lo più soggetti ultraottantenni ritenuti a rischio. Quando si parla di ‘tempi rapidi’ si intende la presa in carico del paziente. E in questo caso la risposta è stata immediata».

Dunque, non un problema al pronto soccorso – per Magazzini – ma semmai un intoppo legato al numero dei posti letto come sempre inadeguato a soddisfare tutte le esigenze di ricovero di una città che conta quasi 190mila abitanti. E in questo senso l’urgenza di costruire la palazzina per ampliare l’ospedale – i soldi sono già accantonati – è quanto mai fondata. «Non sono contento che l’anziano sia rimasto su una barella per 11 ore – dice Magazzini – ma su questo aspetto non posso farci nulla. L’intervento di mercoledì è stato aperto alle 6 e si è chiuso alle 15.45, un tempo del tutto normale e nella media degli altri ospedali limitrofi. Il paziente è stato ricoverato in area medica alle 17, giusto il tempo di preparare il trasferimento». Per quanto riguarda Magazzini la questione è chiusa qui, nonostante l’indignazione generale. «Ho ricostruito quello che è successo – conclude – non saprei che altro ci sia da indagare. Spero che la situazione dei posti letto trovi una soluzione. L’azienda farà le sue valutazioni».

«IL PROBLEMA sta nel posto letto che mancava in area medica – dice Paolo Biagini, direttore del Santo Stefano – non che questo giustifichi quello che è successo. Purtroppo le attese dipendono dai momenti, dalle situazioni e questo non accade solo a Prato. Il malato comunque è stato trattato come da protocollo, anzi è stato sistemato in una parte del pronto soccorso riservata. Comunque faremo altri accertamenti per capire se c’era davvero la possibilità di trasferire prima il paziente. Ci siamo adoperati per avere una nuova palazzina proprio per risolvere questi problemi. Purtroppo, per i tempi di realizzazione non ci sono certezze».

Laura Natoli