La famiglia di Cesare non si arrende: un esperto a caccia di nuove prove

A 4 anni dall’incidente altre indagini per chiarire le responsabilità

I carabinieri impegnati nei rilievi dopo un incidente. A fianco Cesare Meini

I carabinieri impegnati nei rilievi dopo un incidente. A fianco Cesare Meini

 

Ponsacco 21 luglio 2017 - Il prossimo 4 agosto saranno quattro anni che Cesare Meini manca all’amore dei suoi genitori, a centinaia di amici, a Ponsacco e non solo. Una morte, quella di questo ragazzino, che ha riempito di lacrime la Valdera.

Ma saranno anche quattro anni che il babbo e la mamma di Cesare cercano dalla giustizia una verità alla morte di loro figlio. Una ricerca determinata. Anche per questo, quando il processo che si era aperto dopo aver superato una prima archiviazione, si è chiuso con una sorta di nulla di fatto, i genitori del ragazzo si sono affidati anche alle mani esperte di un investigatore per nuove indagini di parte per supportare i propri legali in caso di una ulteriore richiesta di archiviazione.

Possibile, ma non scontata. Nuove indagini che ha svolto anche la Procura di Livorno sia attraverso una perizia – depositata alla fine di maggio e alle valutazioni del pm Rizzo – che, probabilmente, anche attraverso la prossima audizione di ulteriori testimonianze. Da qui a settembre è presumibile, dunque, che il titolare dell’indagine, il sostituto Rizzo, prenda le determinazioni che i Meini attendono con ansia per sapere se, alla fine, un processo si farà ancora per fugare ogni dubbio sulla morte di Cesare che morì, a soli 14 anni, nell’estate 2013 a Castiglioncello mentre viaggiava in scooter. Nel processo che si è fermato alla soglia della sentenza, nel febbraio scorso, il pubblico ministero concluse la requisitoria chiedendo l’assoluzione con il secondo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale (ovvero la ‘vecchia’ insufficienza di prove), per l’imputata di omicidio colposo.

Il giudice monocratico (dottor Cardi) decise di rinviare gli atti alla Procura della Repubblica di Livorno per chiarire circostanze emerse in discussione e non contemplate dal capo d’imputazione, come la violazione di regole e cautele da parte dell’imputata. Ecco la perizia che è stata depositata già da quasi due mesi che valuta gli aspetti legati al rispetto della velocità prudenziale dell’auto – che era condotta da una 55 enne di Capraia e Limite – in prossimità di un incrocio e di strisce pedonali. Così come valuta velocità e manovre dello scooterista.

Al processo si era arrivati con un’imputazione coatta e una perizia che offrì una ricostruzione della dinamica dell’incidente opposta a quella avanzata dai vigili di Rosignano Marittimo. La nuova perizia infatti ipotizzava che l’auto contro cui domenica 4 agosto 2013 si scontrò il motorino di Cesare fosse contromano. Ma per il pubblico ministero, anche all’esito delle diverse conclusioni peritali valutate nel processo, non c’era prova per affermare, oltre ogni ragionevole dubbio, la colpevolezza della conducente dell’auto.

Ora è tutto da capo. C’è un’altra perizia. Ma c’è anche il lavoro che i Meini hanno dato ad un investigatore che ha lavorato tra aprile e maggio e che supporterà l’impegno del collegio legale della famiglia della vittima composto dagli avvocati Bice Del Giudice, Gabriele Dell’Unto e Tamara Cioni.