«La mia esperienza è finita. Esco di scena a passo... di liscio»

Gianfranco Venturi, una vita nelle istituzioni, si «autorottama»

ELETTO NOVE VOLTE Gianfranco Venturi, 63 anni: gli inizi negli anni ’70 da funzionario del Pci

ELETTO NOVE VOLTE Gianfranco Venturi, 63 anni: gli inizi negli anni ’70 da funzionario del Pci

Pistoia, 25 ottobre 2014 - SI ROTTAMA da solo, Gianfranco Venturi e annuncia che, finita l’esperienza da consigliere regionale, dirà addio alla politica.

Qualcuno penserà lo fa prima che altri provvedano... Perché questa decisione? «Ho 63 anni e due nipoti di 9 anni e 4 mesi da godermi... Scendo dall’autobus e non guardo l’autobus che si allontana. Ci sono talmente tanti che vogliono salire», risponde con una delle sue tipiche metafore.

C’è chi dice che ci sarebbe comunque una candidatura a sindaco di San Marcello pronta per lei tra un paio di anni... «Me l’avevano già proposto nel 2012 e ho detto di no. Non è che ci ripenso in vecchiaia».

Quindi proprio un addio anche al Pd? «Ho altri interessi da coltivare, voglio fare il cittadino. E poi mi piace stare nella natura, ma anche ballare il liscio. Il Pd? Dirò quando avrò qualcosa da dire. Ora ricopro incarichi solo perché sono consigliere regionale, poi decadranno tutti, da quello nel direttivo regionale in giù».

Cos’è? Questo Pd non le piace più? «Mi ci ritrovo sempre un po’ meno in un partito nel quale si dovrebbe dare un po’ più di sostanza e un po’ meno immagine. E d’altra parte dopo essere stato presidente della Provincia e aver dato continuità a quanto avviato con l’impegno in consiglio regionale, non penso di dover diventare ministro per concludere il lavoro cominciato... Questo partito non è quello del dopoguerra. La classe politica è un po’ scaduta anche qui da noi. E’ venuto avanti qualche difetto in più e qualche pregio in meno».

Quali difetti? Anche in Toscana il Pd ha perso via via in rappresentanza e ha acquisito in conservazione dei posti di potere... «Si è accentuato l’aspetto dei privilegi che la politica offre. La tendenza della politica a riprodurre se stessa è fisiologica. Ma negli anni il meccanismo – che permetteva l’ascolto della base e della società e che ha funzionato a lungo – si è inceppato. Il partito ha maturato una chiusura verso l’esterno».

I maligni sibilano che lei è uno di quelli dell’ex Pci che non ha mai lavorato... «Ma, sono passato da nove elezioni: non si capisce come mai se non andavo bene mi hanno sempre eletto con preferenze, senza preferenze, con collegio e senza colleggio, con le primarie e senza le primarie... Se mi volevano mandare a casa, ne hanno avute di occasioni. Che cosa significa lavorare? Anche degli impiegati pubblici si dice che non lavorano, ma non è mica vero».

Ma, allora, hai mai lavorato o no, escluso il partito? «Da studente, mentre ero alle superiori, all’istituto tecnico per geometri, facevo l’operaio forestale. E poi da funzionario del Pci, qualcuno non se lo ricorda forse, ma l’inquadramento era quello di operaio di V livello. Ho i contributi versati, mi spetterà la pensione dell’Inps».

Più quella che otterrà per il mandato da consigliere regionale..«Per un mandato spettano mille e 200/300 euro. Si parla tanto di privilegi da eliminare. Bene. Ma diciamolo con chiarezza e per tempo. Nessuno cita il fatto che se vai in Regione devi mollare la tua occupazione. Quindi resti senza reddito. Non è giusto che uno sappia su quale indennità può contare? Non credo sia corretto che poi cambi quando sei già lì».

E un bilancio della lunghissima esperienza amministrativa? «Credo di essere riuscito a realizzare molte cose, concrete, ne è valsa la pena, anche se altri obiettivi non sono stati colti. Il raddoppio della ferrovia è un uno di quelli raggiunti, il più importante. Se si farà, Pistoia sarà diversa. Il periodo più bello è stato quello in Provincia: l’entusiamo del primo mandato da presidente, poter contare sull’esperienza nel secondo. Siamo riusciti a investire 107 milioni in infrastrutture, la maggior parte per la viabilità. Un sogno nel cassetto? Non ce l’ho più».

E dalla nuova fase di vita post-politica che cosa si aspetta? «Che faccia un sacco di funghi... e d’estate di frutti di bosco. Non bisogna mai prendersi troppo sul serio. Il mondo è riuscito a fare a meno di chiunque, persino di Leonardo da Vinci... A proposito: sa che cosa disse Terzani alla Fallaci?».

Che cosa? «Sentiti un filo d’erba e ti passerà anche la rabbia».

Cristina Privitera