Uffici postali: arrivano gli avvisi di chiusura

Viaggio nelle frazioni che resteranno orfane degli sportelli

Avviso di chiusura all'ingresso dell'ufficio postale di San Mommè (Acerboni/ Foto Castellani)

Avviso di chiusura all'ingresso dell'ufficio postale di San Mommè (Acerboni/ Foto Castellani)

Pistoia, 13 agosto 2015 - «Questo ufficio chiuderà il 7 settembre». I cartelli-sentenza sono apparsi la scorsa settimana. Due righe di carta pesanti come un’incudine all’ingresso degli uffici postali di Tobbiana, Le Grazie, San Mommè, Montemagno, Cireglio e Villa di Baggio. Gli annunci chiudono (senza lieto fine) il braccio di ferro tra Regione e Poste iniziato a gennaio con la presentazione del piano industriale dell’azienda: 455 piccoli sportelli da chiudere in tutta Italia, 65 in Toscana (poi ridotti a 59) e 37 orari d’apertura da dimezzare. 

Poi lo stop alla vigilia dell’election-day regionale, la pioggia di ricorsi al Tar e lo slittamento della data X dal 13 aprile a settembre. Due mesi fa la doccia fredda con il parere dell’Agcom che da il via libera alla razionalizzazione. Una manovra da mezzo miliardo di euro per rimettere i conti dell’azienda in ordine in vista dell’appuntamento con il listino piazza Affari entro il 2016. Nella black list anche 8 sportelli del pistoiese (inclusi Calamecca e Pracchia). Pochissimi utenti e costi di gestione salati secondo Poste. Presidi fondamentali invece per gli abitanti delle frazioni. Duemila di loro rischiano di restare orfani del servizio di prossimità. Come le 135 anime di San Mommè, per il 70 percento titolari di un conto corrente postale. L’addio per loro è soffertissimo: l’insegna gialla più vicina è a Piteccio, arrampicata su 3 chilometri di curve. L’orario del mini-sportello più vicino è già ai minimi termini: mezza giornata dal lunedì al venerdì. 

Un' odissea raggiungerlo per gli abitanti della frazione dove l’età media è di 65 anni. «Molti di loro – raccontano i residenti – si fanno spiegare e consigliare dagli impiegati dell’ufficio come svolgere molte operazioni: per loro sono dei confessori». Una seconda famiglia salvata già nel 2012 dalle media di 81 operazioni mensili degli utenti, di poco sopra la soglia rossa delle 75 considerata «diseconomica». Stesso copione alle Grazie. Qui Poste non è andata per il sottile e già ha smontato l’insegna gialla e blindato col silicone la cassetta delle lettere. «E’ un gesto insopportabile – commentano gli abitanti – l’ufficio è qui da 70 anni e niente lo ha smosso. Nemmeno durante la seconda guerra mondiale quando i postini rischiavano la pelle per andare a Piestro dove c’era il deposito delle lettere e a piedi le portavano alle Grazie».

La voglia di dare filo da torcere non manca. Ad alzare le barricate la rete dei comitati che a luglio ha raccolto più di 2mila firme contro i tagli. La partita ora si sposta a Roma dove il 25 agosto il governatore Rossi, incontrerà i vertici di Poste. Poi il 3 settembre la risposta del Tar sul ricorso presentato dai sindaci toscani. Dopo il verdetto comitati e primi cittadini tenteranno di sferrare l’attacco finale con una manifestazione in tutta la regione proprio davanti agli sportelli in chiusura. Un tentativo al foto-finish per salvare gli uffici dalla sforbiciata. E la collina dalla solitudine.