Sparò al padre dei suoi figli. "Un agguato premeditato"

La Procura chiede il processo per tentato omicidio aggravato

Vasco Guidi con l’avvocato Enrica Gardin (Quartieri)

Vasco Guidi con l’avvocato Enrica Gardin (Quartieri)

Pistoia, 29 ottobre 2014 - A SEI MESI ESATTI da quel terribile pomeriggio, le indagini dei carabinieri sono chiuse e la Procura chiede il processo per tentato omicidio aggravato per Serena Checchi, 37 anni, che il 14 maggio scorso esplose cinque colpi di pistola contro l’ex convivente, Vasco Guidi, di 42 anni. Entrambi lavoravano alla Coop, lui a Pistoia e lei in Valdinievole. L’agguato si compì a Ponte di Serravalle, dove Guidi ha un appezzamento di terreno e dove quel giorno, nelle vicinanze, si trovavano i due bambini della coppia, oggi affidati al padre.

Il magistrato che ha diretto le indagini, sostituto procuratore della Repubblica Luigi Boccia, ha chiesto in questi giorni il rinvio a giudizio della giovane donna. L’udienza preliminare, che si svolgerà davanti al giudice Alessandro Buzzegoli è già stata fissata ed è vicina: l’11 novembre prossimo. Serena Checchi è difesa dagli avvocati Simone Aiazzi e Francesco Bonanni del foro di Pistoia.

Vasco Guidi, che quel giorno si costituirà parte civile, è assistito dalle avvocatesse Enrica Gardin e Maura Banti del foro di Pistoia.

Nell’articolare il capo di imputazione, il pubblico ministero evidenzia la premeditazione da parte dell’imputata che, in base alla ricostruzione dell’accusa e agli esiti delle indagini, Serena Checchi aveva «più volte inviato messaggi di minaccia» al Guidi. Quel pomeriggio quindi si sarebbe: «Avvicinata di soppiatto al luogo dove il suo ex convivente si intratteneva con i due figli avuti dalla loro relazione e poi esplose, a breve distanza, cinque colpi di arma da fuoco con la pistola in suo possesso».

L’arma era una Beretta 950 B, calinro 6.35. I proiettili raggiunsero Guidi in più parti del corpo: «Anche potenzialmente vitali – scrive il pubblico ministero – compiendo atti idonei diretti in modo inequivoco a cagionarne la morte».

Serena Checchi, che quella sera stessa, dopo aver portato i figli a casa del padre, a Firenze, si consegnò ai carabinieri di Pescia, è chiamata a rispondere anche di un secondo capo d’accusa, il porto illegale di arma. La giovane aveva infatti una licenza di porto di fucile per uso sportivo, ma quel giorno, illegalmente, aveva con sè la pistola, armata con caricatore, e la utilizzò per sparare al padre dei suoi figli.

La relazione fra i due aveva visto precedenti momenti di tensione che erano sfociati in querele. Una di queste ha portato, nel frattempo, a una seconda richiesta di rinvio a giudizio, da parte del pubblico ministero Claudio Curreli, per maltrattamenti in famiglia che si sarebbero verificati dal giugno del 2011 al febbraio del 2013, e che per le avvocatesse di Guidi possono rappresentare la base che ha poi portato ai drammatici fatti del maggio scorso. Anche per questo caso l’udienza preliminare è già stata fissata, è il 2 dicembre prossimo. «Con condotte reiterate nel tempo – scrive l’accusa – e con carattere di abitualità», Serena Checchi avrebbe insultato il convivente Guidi: «Diffamandolo, minacciandolo, facendogli trovare gli indumenti sulla pubblica via, facendogli sparire effetti personali, inviandoli sms offensivi e molesti, ledendone l’integrità morale».

lucia agati