Il caso mamma Ebe: "Non collaborò con la Santona". Parroco assolto anche in appello

Cadute definitivamente le accuse contro don Kalimbiro

L’avvocato Malucchi in aula con don Sebastiano  Foto di  Luca Castellani

L’avvocato Malucchi in aula con don Sebastiano Foto di Luca Castellani

Pistoia, 6 luglio 2016 -  ASSOLTO anche in appello. Per don Sebastien Kalimbiro Maheshe, 60 anni, congolese, ex parroco di Lamporecchio, la conferma della sua assoluta estraneità alla combriccola di Mamma Ebe è stata la parola fine alle sue sofferenze. Una parola fine che è arrivata a cinque anni dalla sentenza di primo grado e addirittura dopo le sentenze, definitive dopo la Cassazione, sulle vicende della Santona di San Baronto e dei suoi seguaci. La sentenza è stata pronunciata nella tarda serata di lunedì al termine del processo di secondo grado dopo l’impugnazione da parte del pubblico ministero Francesco Sottosanti (oggi a Prato), che aveva diretto le indagini dei carabinieri sulla vicenda.

GRANDE la soddisfazione dei difensori di don Sebastiano, gli avvocati Fausto Malucchi ed Elena Baldi del foro di Pistoia. Il sacerdote era stato assolto, nel settembre del 2011, con formula piena, dal giudice Luciano Costantini (oggi presidente del tribunale di Siena), da tutti i reati che gli erano stati contestati: associazione a delinquere finalizzata all’esercizio della professione medica e della truffa insieme a Mamma Ebe e ad altre quindici persone e che dalla truffa poi furono, a loro volta, assolti.

Aveva scelto il rito abbreviato. Il pm aveva chiesto la condanna a un anno di reclusione. Secondo l’accusa era entrato in contatto con la Giorgini come paziente (era caduto in casa e si era fatto male a una gamba), perchè alla Giorgini don Sebastiano faceva comodo: dava valenza religiosa alla sua congregazione. Il pm produsse in aula la diffida della diocesi del 1985 nei confronti di Mamma Ebe e la perizia sulle stimmate, che attestava che si procurava da sola le ferite.

L’avvocato Malucchi ribattè producendo la foto di Mamma Ebe con Papa Wojtyla. Per il pm don Kalimbiro era da ritenersi colpevole perchè (circostanza emersa dalle intercettazioni), parlava bene della Giorgini anche con altri sacerdoti.

«LA CORTE d’Appello – hanno spiegato Baldi e Malucchi – ha pienamente confermato lo schema del primo grado. La presenza del religioso mal si conciliava con il gruppo, non aveva senso, lui non ha svolto nessuna funzione, l’associazione non aveva bisogno di lui e per questo era stato assolto da tutte le accuse. Si era avvicinato alla Santona soltanto come “paziente“. Noi siamo soddisfatti di questa conferma, per altro assolutamente aderente alla realtà processuale. Lui ha sofferto moltissimo per questa vicenda e oggi è ancora senza parrocchia, in seminario».