Muffa e pericolo crolli al liceo Petrocchi

Viaggio nelle scuole. Oggi facciamo tappa al liceo Petrocchi, dove ci accolgono le transenne messe dai vigili del fuoco tre mesi fa

Elisabetta Pastacaldi

Elisabetta Pastacaldi

Pistoia, 5 maggio 2016 -  Sono i contenuti a determinare la qualità dell’istruzione. Vero, verissimo. Ma in alcuni casi non basta. Non basta se si è costretti a cambiare aula ad ogni ora, perché quelle esistenti non sono sufficienti per tutti gli studenti e perciò sono stati stabiliti dei turni. Non basta, se il cortile, un gioiello di arte, e unico sfogo esterno protetto, è transennato da mesi, per il rischio di crolli dal tetto, dopo che i vigili del fuoco hanno eseguito il sopralluogo, su richiesta della preside che aveva raccolto due grosse gronde venute giù con una folata di vento.

 

Non basta, se l’odore di muffa e quello di fogna sono talmente invadenti (nella succursale al Bolognini, dove si trovano ben dieci aule), che l’aria lontano dalle finestre è irrespirabile. Eppure gli iscritti aumentano. Che cosa significa? La preside del liceo d’arte Petrocchi Elisabetta Pastacaldi non ha dubbi: «Significa che i ragazzi non meritano tutto questo. Che la scuola non lo merita, perché gli insegnanti ce la mettono tutta e non è giusto che si lavori in queste condizioni». Il problema del liceo Petrocchi è antico, quasi quanto l’edificio, annesso alla chiesa di San Pier Maggiore. Ma ha un termine di scadenza. A settembre, tanto per fare un esempio, dieci aule ricavate nella succursale del Bolognini dovranno essere restituite: l’edificio è stato venduto, ma alla preside non è stata ancora comunicata la nuova destinazione.

 

«Questo stabile versa nel degrado più assoluto – spiega la dirigente – I ragazzi hanno fatto del loro meglio per abbellirlo con disegni e allestimenti artistici, ma ovviamente non basta. La muffa ha fatto crollare le pareti di cartongesso che noi avevamo realizzato e dipinto. Una parte dell’edificio è in completo abbandono da anni ed è dimora di topi, calcinacci e rifiuti. L’unica soluzione che abbiamo trovato è stata quella di chiudere una porta, per non vedere, e per evitare che i ragazzi possano accedervi». E domani? «Il problema si presenterà a settembre, quando dovrò organizzare le nuove classi, senza poter più contare sulla succursale – commenta la preside – Con il sindaco abbiamo parlato a lungo della possibilità di essere ospitati in uno degli spazi dell’area ex Ceppo, ma questa, ammesso che sia una strada percorribile, avverrà chissà quando». 

 

Nella sede centrale, le cose non vanno meglio. Ad accoglierci ci sono le transenne. La sede centrale del liceo d’arte Petrocchi, nell’ex convento di piazza San Pietro, è un gioiello d’arte che risale al 1300. Più volte è stata utilizzata per recite, spettacoli e sfilate, organizzati dalla scuola per raccogliere fondi diventati così preziosi oggi, per gli istituti di ogni grado, in tempo di spending review.  Peccato che il cortile, attorno al quale si sviluppa tutta la scuola, sia transennato da tre mesi. Sono stati vigili del fuoco a chiuderlo a studenti e insegnanti, dopo il sopralluogo che ha evidenziato un serio rischio di crolli dal tetto. Le prime a cedere sono state le gronde: è stata la stessa preside a chiamare i pompieri, dopo averne trovato a terra due grossi pezzi, che si erano staccati dopo l’ultimo temporale di febbraio. E così i ragazzi, sono costretti a fare la ricreazione chiusi nei corridoi, perché anche quello spazio è inservibile. D’altronde alla mancanza di aule gli studenti del liceo d’arte sono abituati da tempo.

Nessuna classe ha una propria aula e tutti sono costretti a migrare da una stanza all’altra al cambio dell’ora, perché l’unico modo per ovviare al problema era quello di organizzarsi per turni. Al primo piano, sono stati sistemati dei grossi armadi per isolare due o più ambienti all’interno di una stanza, in modo da ospitare più lezioni contemporaneamente: ovviamente nessuna soluzione è stata trovata per l’isolamento acustico, e così le voci dei professori si sovrappongono.

 

«Abbiamo problemi di sicurezza – spiega una delle collaboratrici scolastiche – mostrando lo scotch che tiene insieme le finestre di alcune aule». Per non parlare del grande disagio dei ragazzi del biennio, che frequentano la succursale ricavata all’interno del Fedi-Fermi sul viale Adua. Una situazione denunciata dagli studenti della consulta provinciale, che hanno presentato il proprio documento al presidente Rinaldo Vanni, e dal quale siamo partiti per il nostro viaggio all’interno degli istituti superiori. «Sul viale Adua – spiega la preside Pastacaldi – non ci sono laboratori. I ragazzi vivono isolati dal resto della scuola, e non hanno accesso a quegli strumenti che servirebbero loro per poter scegliere l’indirizzo del triennio. Che risposte diamo a questi giovani e alle loro famiglie?».