Lilla, torturata con un collare di ferro con le punte conficcate nel collo / FOTO

Condannati i proprietari della meticcia di pastore tedesco. Ora la cagnolina cerca adozione

Lilla

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Pistoia, 26 ottobre 2016 - Dopo 4 anni di sofferenze e 2 di canile, Lilla, una meticcia di pastore tedesco, può sperare in una nuova famiglia: non tornerà nelle mani dei suoi aguzzini che la tenevano a catena con un collare di ferro a punte conficcato nel collo. Uno vero e proprio strumento di tortura fatto apposta perché ogni tentativo di liberarsi, per sottrarsi al grande dolore, peggiorasse la situazione.

L’ENPA sezione di Pistoia, in qualità di custode, ha ricevuto l’informazione che il Tribunale di Pistoia ha condannato con rito abbreviato, padre e figlia, per maltrattamento di animali obbligandoli a pagare 7200 euro di multa più la confisca del cane, così come previsto per i reati ex art. 544 sexies del C.P. Una sentenza importante, che segna un passo avanti nel lento cammino verso il riconoscimento dei diritti degli animali. A fine agosto 2014, gli operatori dell’ENPA di Pistoia, facendo un controllo in un allevamento della montagna pistoiese, si erano trovati di fronte ad una scena terribile: una cagna meticcia di pastore tedesco tenuta a catena con un collare di ferro, stretto attorno al collo, le cui punte ritorte penetravano nella carne dell’animale che era sanguinante e infetto.

Il cane aveva 40 gradi di febbre ed emanava un odore nauseabondo a causa dell’infezione causata dalle punte di ferro penetrate nella carne viva. L’allevatore si era difeso dicendo che il cane non apparteneva a lui ma alla figlia e che era legato alla catena perché era particolarmente vivace. Gli operatori dell’Enpa avevano chiamato immediatamente la Polizia Municipale che era intervenuta prelevando l’animale per trasferirlo al Canile Sanitario di Pistoia ed operarlo con la massima urgenza. Un’operazione molto delicata durata delle ore. A tutela del cane, l’ENPA si era resa disponibile a diventarne custode a titolo gratuito nonché a assumerne la proprietà dell’animale al fine di trovargli una nuova adozione, promuovendone la confisca per evitare che Lilla potesse tornare nella custodia di persone che l’avevano gravemente maltrattata.