Caso Ragusa: "Non è certo che Roberta sia morta. Impossibile processare il marito"

Il giudice Laghezza ha depositato le motivazioni della sentenza / VIDEO: UNA POESIA PER ROBERTA / "CERCHEREMO ANCORA ROBERTA" / PROSCIOLTO ANTONIO LOGLI / SCELTE DIFFICILI PER ANTONIO E DANIELE LOGLI / LA FINE RIMANE UN MISTERO / IL 6 MARZO L'UDIENZA PRELIMINARE / IL RINVIO A GIUDIZIO / LE LETTERE AL MARITO / PRONTA LA RICHIESTA DEL PROCESSO / FOTOSTORY

Antonio Logli con la moglie Roberta Ragusa: la donna è scomparsa nel gennaio 2012

Antonio Logli con la moglie Roberta Ragusa: la donna è scomparsa nel gennaio 2012

Pisa, 30 maggio 2015 - «Il quadro probatorio appare caratterizzato da un lato dall’esito insoddisfacente, sotto il profilo del raggiungimento della compiuta dimostrazione della morte di Roberta Ragusa, sia dalle attività di indagini che delle testimonianze assunte; dall’altro dal non essere gli elementi raccolti suscettibili di arricchimento nella fase dibattimentale». Quindi non ci sono prove che la donna sia stata uccisa (ma neppure morta) e il dibattimento (ovvero il processo) sarebbe stato inutile, allo stato attuale delle cose.

LO SCRIVE il giudice per l’udienza preliminare Giuseppe Laghezza, che ieri mattina (con poco meno di una settimana di anticipo rispetto al termine ultimo del 4 giugno) ha depositato le motivazioni della sentenza con la quale lo scorso 6 marzo aveva prosciolto perché «il fatto non sussiste» dalle accuse di omicidio volontario e soppressione di cadavere Antonio Logli, il marito di Roberta Ragusa, difeso dagli avvocati Roberto Cavani e Saverio Sergiampietri. In appena una dozzina di pagine il magistrato smonta l’impianto accusatorio di un’inchiesta che si è protratta per oltre tre anni e i cui faldoni contengono circa 20mila pagine.

IL GIUDICE Laghezza definisce, quindi, «gli elementi acquisiti agli atti insufficienti, contraddittori, o comunque inidonei a sostenere l’accusa in giudizio e nel contempo non impinguabili mediante l’istruttoria dibattimentale». Dopo aver affermato che «le risultanze processuali non consentono di ritenere raggiunta la prova neppure della effettiva verificazione dell’omicidio», il magistrato analizza le testimonianze a carico di Logli, (Loris Gozi, sua moglie Anita, Silvana Piampiani, Filippo Campisi) affermando che sono «rese a mesi di distanza dagli eventi riferiti dai testi» e che sono «in contraddizione tra loro su dettagli tutt’altro che secondari». In riferimento alla Piampiani sottolinea anche «la compromessa capacità a testimoniare espressa dai consulenti del pubblico ministero». Il giudice pure che «nel corso del procedimento il pubblico ministero (il sostituto procuratore Aldo Mantovani, ndr )non ha chiesto l’applicazione, a carico di chicchessia, di misure cautelari personali: il che è, anch’esso, indice - ancorché indiretto - della sottolineata mancanza di gravi, precisi e concordanti elementi di supporto alla tesi accusatoria». La Procura della Repubblica ha tempo 15 giorni (dal 4 giugno) per presentare ricorso in Cassazione. Un passo che, a questo punto, sembra scontato. [email protected]