Moschea a Porta a Lucca, parte la raccolta firme: «Pericolosa» Fi-Pdl si mobilita. Bedini (Fdi-An): «La comunità islamica risponda»

Le domande di Fratelli d'Italia a chi gestirà il luogo di culto Si accende il dibattito. I vostri commenti

Filippo Bedini, portavoce di Fratelli d'Italia

Filippo Bedini, portavoce di Fratelli d'Italia

Pisa, 30 settembre 2014 - SCATTA la mobilitazione per impedire la costruzione di una moschea a Pisa. I giovani di Forza Italia sferrano l’attacco sul campo e scendono in piazza a raccogliere firme e sensibilizzare sull’inopportunità dell’insediamento di un luogo di culto islamico a pochi passi da piazza dei Miracoli, simbolo della cristianità e in un momento storico turbato da feroci violenze nel nome di Allah. Sabato i giovani di Forza Italia apriranno l’annunciata raccolta firme al grido: «Abbiamo la nostra Torre. Non vogliamo il minareto». Sarà interessante conoscere quanti pisani accoglieranno l’invito. Nell’ottobre 2012, quando il caso moschea era in embrione, al sondaggio proposto da La Nazione ai lettori, il 66% dei 1546 partecipanti si dichiarò favorevole alla costruzione. Ora, dopo due anni e in piena guerra di religione ingaggiata dai taliagole islamisti dell’Isis, come risponderanno i pisani? 

 

«CASO, o caos?», chiede Filippo Bedini, portavoce di Fratelli d’Italia e pioniere della crociata contro la costruzione di una moschea a Pisa. «Il popolo italiano è ospitale e solidale. E il popolo pisano eccelle in queste virtù — spiega —.  Per questo desidero provare a far capire come la contrarietà alla costruzione della moschea a Pisa non si configuri come un atteggiamento di chiusura che contraddice i valori di ospitalità e solidarietà. Considero assodate le perplessità di ordine pratico espresse al tempo della variante urbanistica in merito a come quello prescelto non sia assolutamente il luogo adatto, perché situato su una delle arterie principali di accesso alla città, peraltro in quel punto sprovvista di marciapiede, con alle spalle una zona già purtroppo abbastanza degradata come il “Villaggio”, e nelle adiacenze la scuola Parmeggiani, il CUS e il parcheggio Paparelli, due volte a settimana mercato cittadino, con già gravissimi problemi di parcheggio selvaggio proprio in prossimità dell’area in questione»

«Vorrei ora porre alcune domande di ordine generale a chi gestirà la moschea - incalza Filippo Bedini e argomenta -. Si chiede la moschea, presentata in un primo momento come un semplice luogo di culto con annesso centro culturale, con tanto di minareto di 25 metri, adducendo come motivazione principale l’integrazione: mi sembra decisamente paradossale, perché notoriamente, sulla base delle esperienze di altre città italiane, le moschee sono un luogo dove tutto si fa tranne che favorire l’integrazione dei fedeli musulmani nel tessuto sociale “occidentale” nel quale questi hanno voluto venire a vivere. Eccoci alla prima domanda: quali attività si svolgeranno nella moschea di via del Brennero per “favorire l’integrazione”? Pisa è la città dei diritti umani: nella sua storia vanta pagine e personaggi importanti in questo campo. E giustamente afferma la libertà di culto. Il problema, però, va declinato con attenzione: esso, infatti, non è legato alla libertà dei singoli fedeli che professano la fede islamica; il problema è l’Islam come religione che mira a pervadere ogni ambito della vita dell’uomo, purtroppo proponendo una società e una cultura in cui i diritti fondamentali della persona non sono sempre rispettati, in cui i non-musulmani non sono uguali ai musulmani, in cui le donne (e qui la domanda è estesa al Consiglio Cittadino delle Pari Opportunità...) non sono uguali agli uomini; in cui gli omosessuali (altra categoria che quando si parla di altro a Pisa è molto tutelata) sono condannati con violenza. Chi ci dice che nella moschea di Pisa non si predicheranno idee di questo tipo, così contrarie alla tradizione e ai valori “sposati” dalla nostra città? Pisa, nonostante chi l’amministra sembri non accorgersene, ha un problema sicurezza. E non mi riferisco solo alla micro-criminalità: si ricordi, per esempio, cosa è nato a Pisa ai tempi dell’insorgere del terrorismo rosso... ».

«Ora: sono convinto, perché ne conosco molti, - continua il portavoce di Fratelli d'Italia - che i musulmani non siano terroristi; ma è pur vero che tutti i terroristi islamici, anche quei 50 che dall’Italia si sono andati ad arruolare nell’Isis, sono diventati terroristi dentro le moschee. Chi garantisce che a Pisa si predicherà, in italiano?, la pace e la fratellanza e non altre cose, che pure sono presenti nel Corano? Si parla di milioni di euro per erigere la moschea. Da chi provengono le donazioni che permetteranno una simile spesa? O dobbiamo pensare che sia tutto sulle spalle dei fedeli musulmani residenti a Pisa? E ancora: la comunità pisana è affiliata a qualche associazione islamica attiva in Italia? E se si, a quale? Ogni giorno di più davanti ai nostri occhi si palesa la violenza che l’odio professato da taluni “califfi”, che vogliono estirpare i non-musulmani dalle loro terre. Questo acuisce il problema della reciprocità, che in Italia alcuni in confusione, altri in malafede si ostinano a negare. Cosa pensano coloro che si apprestano a gestire la moschea pisana del fatto che mentre qui viene loro concesso di aprire un proprio luogo di culto, ai cristiani -per esempio di Mosul-vengono incendiate le chiese e addirittura le case in nome di Allah? Siamo stufi di essere accusati di razzismo noi che diciamo no alle moschee, mentre chi si fa saltare in aria in una chiesa mediorientale o africana è uno shahīd, un martire che testimonia il Corano. La reciprocità è fondamentale. Hanno mai pubblicamente denunciato le organizzazioni islamiche pisane le stragi perpetrate contro cristiani o altri credenti nel mondo? Attendiamo risposte chiare da chi chiede a Pisa di vedere rispettato il suo credo. Risposte che denotino la capacità di dare agli altri il rispetto che si pretende per sé. Noi rimaniamo convinti che la priorità sia quella di porre un argine e gestire con serietà il fenomeno dell’aumento esponenziale delle moschee in Italia, avendo come obbiettivo la sicurezza dei cittadini e il rispetto non solo delle nostre leggi, ma anche dei nostri valori e delle nostre tradizioni. L’integrazione “a prescindere” è una pericolosissima utopia!».