Lacci killer per i cinghiali: caccia ai bracconieri

Le guardie venatorie spiegano che la carne degli ungolati finisce anche nei ristoranti del territorio

Agenti della polizia provinciale cercano i bracconieri (foto d’archivio)

Agenti della polizia provinciale cercano i bracconieri (foto d’archivio)

Massa 23 marzo 2016 - DURANTE un’operazione antibracconaggio le guardie venatorie della polizia provinciale, hanno scoperto Aulla in aperta campagna un gran numero di lacci ricavati da cavi d’acciaio, posizionati all’interno di siepi: luoghi di passaggio di animali selvatici, fili destinati quindi alla cattura illegale dei cinghiali. «Un sistema barbaro e fuorilegge che causa una fine penosa agli animali catturati – riferisce un guardiacaccia – e dove spesso, accidentalmente vi finiscono anche animali e soprattutto cani che si sono allontanati dai proprietari durante una battuta di caccia».

Le micidiali trappole, accuratamente mimetizzate nella boscaglia, sarebbero state scoperte a seguito del monitoraggio del territorio, in zone dove la presenza di ungulati è notevole. «Le carni di caprioli e cinghiali catturati con questo sistema – precisa un graduato - in genere vengono consumate in casa, magari in compagnia di amici, persone inclini all’omertà; però finiscono anche sui tavoli di certi ristoranti con la complicità dei proprietari. E si tratta di carni acquistate ‘in nero’ e quello che è peggio senza essere state sottoposte a controllo veterinario...» I lacci intanto sono stati sequestrati dalla polizia provinciale che ha redatto verbali contro ignoti ed intensificato il controllo nelle zone più a rischio, facendo blitz improvvisi , negli orari più impensabili.

«QUALCHE anno fa, in alta quota sull’Appennino – racconta un agente – abbiamo trovato morto strangolato da uno di questi infernali cavi d’acciaio un magnifico esemplare maschio di gatto selvatico (felix silvestris) una specie rarissima, oggi pressochè estinta nel nostro Paese. . Queste persone vanno contrastate severamente in quanto non hanno veramente la più pallida idea del danno che arrecano alla natura>.