Investì le nipotine... per soldi

Un quarantenne travolse due sorelle mentre erano in bici a Marina. In aula testimonianze choc

Una delle aule del Tribunale di Massa

Una delle aule del Tribunale di Massa

Massa, 4 febbraio 2016 - "Quelle due bambine sono vive per miracolo". E a dirlo è stato una delle persone che ieri mattina hanno assistito alla prima udienza del processo a carico di un quarantenne che il 27 agosto dello scorso anno ha travolto, in auto, le sue due nipotine. Il fatto avvenne a Marina di Carrara, in via Maestri del Marmo, e non diciamo il nome dell’imputato, ora in carcere, perchè le bimbe (due sorelle gemelle) hanno solo 15 anni e non devono essere identificabili. Ieri un testimone ha ricordato, in Tribunale a Massa, di aver visto l’auto manovrare quasi come se il conducente volesse prendere la mira prima di colpire le bimbe che in quel momento erano in bicicletta. Un secondo testimone (un carabiniere) ha spiegato che dopo l’urto le due bici erano letteralmente "accartocciate". E non c’erano segni di frenata. Facile immaginare la velocità con cui la macchina ha colpito (da dietro) le biciclette sulle quali erano le ragazzine.

L’uomo accusato di un tale comportamento era presente in aula. Accanto a lui, gli agenti della polizia penitenziaria. Il quarantenne dopo aver travolto con la macchina le nipotine si era immediatamente allontanato, senza preoccuparsi delle ferite causate alle ragazze. Nell’urto però un pezzo della targa è caduto in terra e, secondo l’accusa, è solo per questo motivo (sarebbero comunque risaliti a lui) che l’uomo poi si presentò alla caserma dei carabinieri per raccontare la sua versione dei fatti. Ora deve rispondere di tentato omicidio. E ieri mattina il nonno delle ragazzine, che è anche zio dell’uomo (è fratello del padre dell’imputato) ha raccontato il motivo di tanto odio: il denaro. Il nonno e il padre dell’imputato avevano, insieme, una cava. Poi tra i due è accaduto qualcosa. E in aula l’uomo, ormai anziano, ha ricordato che nel 2002 l’imputato si presentò in cava da lui per chiedergli dei soldi. E lo minacciò: «Stai attento a te e alla tua famiglia». Da allora non si sono più visti. 

LA PROSSIMA udienza è a marzo. Quel giorno saranno interrogati altri testimoni dell’accusa e poi inizieranno a sfilare i testi della difesa. Forse il vero scontro sarà sulla salute mentale dell’imputato. La difesa porterà infatti a testimoniare, come consulente, un primario di psichiatria. Il tentativo sarebbe quello di far ottenere all’imputato l’infermità mentale (totale o parziale). Ma a decidere le sorti dell’uomo sarà il collegio giudicante, presieduto dal giudice Giovanni Sgamb