Il vescovo replica ai pm: "Ho sospeso don Euro nel 2015"

Monsignor Santucci si difende dalle accuse. Il sacerdote è da più di 2 anni senza stipendio

Don Euro, ovvero l'ex parroco Luca Morini

Don Euro, ovvero l'ex parroco Luca Morini

Massa, 24 settembre 2017 - «La Chiesa non alimenta una caccia all’uomo, colpevolizzando l’accusato prima ancora di averne accertato le responsabilità». La risposta della diocesi di Massa Carrara Pontremoli alla conferenza stampa della Procura su don Euro è tutta in una cartella dattiloscritta. Circa 22 righe senza fronzoli o critiche esplicite ai Pm. E senza dettagli sulla linea difensiva («sarà resa nota nella sede e nei tempi opportuni») riguardo ai capi di imputazione nei confronti di monsignor Giovanni Santucci. Per quanto riguarda gli addebiti (molto più pesanti) contestati a don Luca Morini, la Diocesi liquida tutto nelle due righe finali: «Per quanto riguarda il sacerdote chiarirà, nelle sedi opportune, la sua posizione». Una presa di distanza abbastanza netta. Nella lettera il vescovo ricorda che il 15 maggio 2015 «prima ancora che il caso di don Luca Morini assurgesse agli onori della cronaca nazionale» lui aveva chiesto al sacerdote di non rientrare in parrocchia «per dare seguito a verifiche e approfondimenti sulla sua condotta. La volontà dell’istituzione ecclesiastica era ed è stata, fin da principio, di fare chiarezza, evitando ogni copertura». La Diocesi ricorda che «questa decisione, in attesa della conclusione dell’indagine interna, esponeva di fatto don Morini a una mancanza di sostegno economico».

Per capirci. Quando un vescovo ti ordina di non fare più il parroco (o il missionario o di svolgere qualsiasi incarico) se sei un religioso non ricevi più lo stipendio. Questo spiega, dice la lettera della Diocesi, perchè «il vescovo, a norma della legge canonica, ha dovuto provvedere al mantenimento del sacerdote che lamentava condizioni economiche di bisogno, in ossequio al principio della doverosa assistenza pastorale». Al giornalista che ricorda i 700 mila euro che don Luca ha da parte, si risponde citando la nota dove spiega che «non era compito del vescovo verificare le condizioni economiche». Inoltre, da maggio scorso, il conto corrente del sacerdote è stato congelato, provocando, di conseguenza, un intervento caritatevole temporaneo nei suoi confronti, dettato da una situazione di difficoltà oggettiva». Poche righe, invece, sulle presunte pressioni alla compagnia assicurativa «E’ un equivoco della Procura».

Fonti bene informate spiegano poi che l’indagine canonica su Don Luca è solo sospesa: ripartirà finito il processo. E le stesse fonti precisano: «La Chiesa non è una qualsiasi azienda. Non licenziamo. Don Luca forse è un peccatore ma è sempre un essere umano. Dopo averlo sospeso, prima di sbatterlo fuori vogliamo prove certe». Resta il giudizio molto negativo sulla condotta morale del sacerdote. Ma andare con qualche gigolò non è un reato. Perchè erano maggiorenni: fossero stati minorenni don Luca sarebbe stato velocemente ridotto allo stato laicale. E’ reato, invece, ingannare i fedeli e usare i loro soldi non per opere di bene ma per fare sesso.